Mercoledì 24 Aprile 2024

Il partitone dimezzato

Bologna, 21 dicembre 2014 - Bologna capitale, ma non per il Pd. La composizione della giunta regionale volge al termine e, a meno di capovolgimenti dell’ultim’ora, si intravede già il profilo di chi, da domani, è destinato a leccarsi le ferite: il Partito Democratico bolognese. Intendiamoci, Bonaccini sembra aver ascoltato gli appelli del mondo istituzionale, accademico ed economico a tradurre l’importanza della Città metropolitana in ruoli di spicco dentro la giunta, e darà al capoluogo due assessorati di peso (tra cui la Sanità) e la vicepresidenza.

Però, ed è qui il dato politico, la centralità del sistema Bologna non coincide con la centralità di quella che, come ricordano spesso i dirigenti democratici, è la «federazione più grande e più importante d’Italia». Vero che in giunta entrerà il segretario Raffaele Donini, ma gli schieramenti (pardon, le correnti) del Pd bolognese sono tutti rimasti a bocca asciutta. E l’assessorato più ambito, la Sanità, andrà sì a un bolognese, ma tecnico, e non politico. Dal semplice confronto tra la vecchia e la nuova giunta regionale (tre assessori del Pd bolognese contro, con ogni probabilità, solo uno) emerge l’immagine di un partito dimezzato, che fa troppo fatica a far valere il proprio peso quando conta per davvero. E dietro l’angolo incombe il congresso per trovare il successore di Donini: anche da lì si vedrà quanto è profonda la crisi di quello che, un tempo, era ‘il partitone’. Di nome, e, soprattutto, di fatto.