Arte Fiera, "Così ho fatto nascere dentro Bowie il personaggio di Ziggy Stardust"

Intervista a Lindsay Kemp che apre la kermesse con l’omaggio alla rockstar

Lindsay Kemp (foto di Richard Haughton). Sopra, con David Bowie ai tempi della loro collaborazione

Lindsay Kemp (foto di Richard Haughton). Sopra, con David Bowie ai tempi della loro collaborazione

Bologna, 27 gennaio 2016 - Per inaugurare una edizione di ArteFiera dedicata a David Bowie, icona pop e grande collezionista di arte di ogni epoca, da Tintoretto ai concettuali contemporanei, arriverà a Bologna la rappresentazione del teatro mimico per eccellenza, Lindsay Kemp, coreografo, ballerino, mimo inglese e ‘maestro’ e esempio per il rocker di Ziggy Stardust negli anni migliori della sua carriera. Kemp, che da più di una decade vive in Italia (in realtà è sempre in tour con la sua compagnia in giro per il mondo), sarà sul palco del Centro Servizi della Fiera domani (ore 17.15), nella giornata di pre apertura, insieme al Sovrintendente del Comunale Nicola Sani, con il quale dialogherà sulla figura di Bowie, prima del medley di alcuni classici della rockstar eseguiti al pianoforte da Maurizio Baglini.

Kemp, lei arriva a Bologna per la grande fiera dell’arte. Un linguaggio che conosce bene.

«Nella mia vita non ho mai fatto distinzione tra le performances sul palco con la mia troupe di ballerini, gli assoli come attore e mimo e la mia attività di pittore. Anzi, la pittura è il denominatore comune, è la danza a essere una forma di disegno che usa il corpo e non i colori. Ma si tratta di differenti modalità di espressione che hanno lo stesso scopo. Regalare al pubblico il piacere, essere una gioia per gli occhi e il cuore, percorrere una strada verso la pacificazione interiore. Lo spettacolo e l’arte per me sono metodi di meditazione».

È questo che alla fine degli anni 60 ha insegnato a David Bowie?

«Lo sa che Bowie, quando io l’ho conosciuto, voleva diventare un monaco buddista? Lui cantava nei pub di Londra, iniziava con difficoltà la sua carriera di cantante e per sopravvivere lavorava come fattorino in un ufficio. Lo sosteneva soltanto la sua fede nel buddismo, praticava con la speranza di trovare la forza per inseguire il suo sogno».

Poi incontrò lei.

«Io tenevo a Londra dei corsi di mimo e Bowie si iscrisse. Era affascinato dai personaggi che io proponevo. Da un lato un classico, Pierrot, dall’altro tutte le tipologie della commedia dell’arte italiana, Arlecchino, Colombina, che costituivano le basi del mio repertorio. Io mi sono formato su questo teatro italiano e ho trasmesso a David l’amore per il genere».

La sua relazione con la cultura italiana non si ferma qui.

«Certo. Nella mia arte è stata determinante l’influenza dell’opera. Le mie coreografie risentono di questa straordinaria tradizione italiana, da Puccini a Mascagni a Giuseppe Verdi. Io diretto una Traviata. E Bowie ha costruito i suoi personaggi come fossero al centro di un allestimento operistico».

Visto che parliamo di Arte Fiera... anche nella pittura ha avuto ammiratori importanti.

«C’è un artista, in particolare, al quel devo il mio interesse e la mia applicazione nella pittura. È Joan Mirò che ha avuto per me, anni dopo, lo stesso ruolo che ho avuto io per Bowie. Volle incontrarmi in Spagna, a Maiorca, dove ero con la mia compagnia per uno spettacolo. Vide i miei quadri e mi incoraggiò, offrendosi di organizzare la mia prima mostra. Da allora, non ho mai smesso di dipingere».

Che memorie ha di Bologna?

«Qui ha fatto tutti i miei spettacoli più conosciuti, come Flowers. Ma della città amo soprattutto le diverse forme di arte che qui hanno abitato nei secoli, i cui valori ho portato nei miei lavori, sia quelli che in teatro che quelli su tela. Morandi da un lato, i pittori del barocco bolognese dall’altro, sono parte del mio immaginario culturale».

Ricorda quali furono le parole che le rivolse Bowie quando vi incontraste per la prima volta?

«Come posso dimenticarle? Bowie riuscì a entrare nei camerini del teatro di Londra dove facevo il mio spettacolo. Io ero ancora truccato, e mi chiese, semplicemente, ‘Posso studiare con lei?’ Dal giorno dopo iniziammo nel mio corso a lavorare al personaggio di Ziggy Stardust».

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