Atlantide, una storia di lotte e polemiche che dura da sedici anni

Dal 1999 le associazioni sono al cassero di Porta Santo Stefano. Dal 2011 lo scontro è divampato con la scadenza della vecchia convenzione

Bologna, lo sgombero di 'Atlantide' (Schicchi)

Bologna, lo sgombero di 'Atlantide' (Schicchi)

Bologna, 9 ottobre 2015 – Tre sigle, che magari non diranno molto ai più: ‘Clitoristrix - femministe e lesbiche’, ‘Antagonismogay’ e ‘NullaOsta’. Sono quelle dietro al collettivo Atlantide, il gruppo che dal 1999 si trova al cassero di Porta Santo Stefano e che, l’altro giorno, è costato le dimissioni all’assessore Alberto Ronchi.

Come si legge dal sito del collettivo, Atlantide è uno spazio «che dal 1999 è autogestito» in piazza di Porta Santo Stefano 6. «Atlantide è uno spazio irrinunciabile per la cittadinanza gay, lesbica, trans, queer, femminista e un riferimento per autoproduzioni culturali indipendenti, a Bologna e in Italia – si legge ancora –. E’ luogo di un’elaborazione politica dal basso che accomuna soggettività diverse nelle pratiche del partire da sé e dalle sessualità per strutturare una critica dell’esistente e lavorare per un mondo migliore, altro e possibile».

Parole complicate per dire che Atlantide, nel corso degli anni, è diventato una importante riserva di voti anche per la sinistra, tanto che per permettere riunioni, feste, assemblee pubbliche, produzione di riviste e fanzine e incontri con personaggi del mondo Queer e Lgbt, dal 2008 i collettivi hanno costituito tre associazioni – Eccentrica, Donne di Mondo e Lo spazio – che sono titolari di una convenzione con il quartiere Santo Stefano, scaduta a febbraio 2011.

Ed è qui che casca l’asino: con la nuova amministrazione il quartiere ‘griffato’ Pdl e presieduto da Ilaria Giorgetti chiede l’applicazione della legalità e il rispetto degli esiti del nuovo bando, che vedeva nelle due prime posizioni il collettivo Xenia, che si occupa di profughi e integrazione, e Avoè, che al cassero voleva costruire un museo sulle porte di Bologna. Ma il sindaco è Virginio Merola, che non interviene, e tutto naufraga, visto che Atlantide dal cassero non si sposta. Ecco qua l’occupazione. Inizia una lunga stagione di lotte, con attacchi personali gravi alla presidente Giorgetti, lasciata colpevolmente sola dall’amministrazione comunale.

Il resto è storia recente: l’11 giugno 2014, dopo un lungo tira e molla e numerose giravolte, il sindaco Merola ‘rompe’ con Atlantide e firma l’ordine di sgombero dei locali, occupati illegalmente già da tempo, e fa affiggere l’intimazione sulla storica palazzina. Il termine dell’ultimatum è alle ore 8 del 30 giugno dello stesso anno, ma alla scadenza non succede nulla. L’occupazione continua, le feste pure e il Comune non dà cenno di muoversi. Il 25 luglio sei residenti, stanchi del caos che accompagna l’occupazione, scrivono una diffida al sindaco, firmata dall’avvocato Scavone, affinché provveda a dare esecuzione al suo stesso provvedimento dell’11 giugno.

Trascorrono anche i 30 giorni della diffida e niente avviene. A quel punto i cittadini denunciano la situazione alla Procura, indicando il sindaco come reo di omissione di atti d’ufficio, ai sensi del secondo comma dell’articolo 328 del codice penale. Passa altro tempo e l’esposto viene inserito in un fascicolo senza ipotesi di reato. Il pm Antonella Scandellari chiede formalmente al Comune perché abbia lasciato cadere nel vuoto il proprio ordine di sgombero e l’amministrazione risponde con una lunga lettera firmata dal segretario generale Luca Uguccioni. Quindi, gli accertamenti proseguono e il fascicolo conoscitivo diventa un’inchiesta vera e propria, contenente un’ipotesi di reato che in vista delle prossime comunali rischia di trasformarsi in una nuova grana per Merola.

Interpellato dal ‘Carlino’ sulla vicenda giudiziaria di Atlantide, Merola si era detto tranquillo: «Non ho nessuna notizia di un’indagine a mio carico e, nel caso, spero che me lo avrebbero comunicato. So che la Procura ha acquisito la nuova ordinanza, ma è logico dal momento che su questo c’era stato un esposto dei residenti». Sul Cassero di Porta Santo Stefano pende anche un altro esposto, quello presentato dalla presidente del Quartiere, Ilaria Giorgetti, che ipotizzava il reato di invasione di edifici. Anche su questo fronte il pm Antonella Scandellari procede spedita, e ai primi di settembre ha sentito la presidente e altri testimoni per definire i contorni dell’intricata situazione.

Ecco quindi la nuova richiesta di sgombero da parte dell’amministrazione (la scorsa settimana), la frattura con l’assessore Ronchi (fino all’altro giorno in prima fila nella trattativa per spostare Atlantide in un locale in via del Porto), la decisione di Merola di non dare una sede al collettivo e, conseguentemente, il terremoto che ha originato le novità degli ultimi giorni.

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