"Chiedono soldi e ci minacciano". La nostra vita ormai è un inferno

Luca e Angelo sono finiti nel mirino di una banda di stranieri

PREOCCUPATI A sinistra, Angelo che racconta la brutta vicenda. Accanto a lui, l’amico Luca

PREOCCUPATI A sinistra, Angelo che racconta la brutta vicenda. Accanto a lui, l’amico Luca

Castel San Pietro, 26 maggio 2016 - Ricattati, vessati e poi picchiati, e come se non bastasse, dopo la denuncia, ancora minacce di morte. Accade a Castel San Pietro, e ciò che più brucia, ciò che più fa male, è che le vittime di questa vera e propria tortura sono due amici diversamente, e il terzo minacciato di morte è un altro amico che ha avuto il solo torto di prendersi la responsabilità di andare a denunciare i violenti estorsori. E brucia forse ancora di più sapere che, ad oggi, nonostante le denunce, nonostante le rassicurazioni, le vessazioni continuano. Teatro della vicenda che ha inizio circa un anno e mezzo fa il pieno centro di Castel San Pietro. Angelo, una disabilità all’80% per un grave problema agli occhi, e Luca, anch’egli disabile causa la forte obesità e la conseguente difficoltà di deambulazione, frequentano qualche volta alla settimana un locale della zona.

«Abitiamo entrambi in centro, non piace a nessuno dei due stare chiusi in casa, così abbiamo sempre frequentato i bar, assieme o anche da soli». Tra questi quello dove Luca entra nel vortice di violenza e vessazioni senza neppure accorgersene, per eccesso di generosità. «Qualche volta mi diceva di pagare una birra o le sigarette a un extracomunitario che glielo chiedeva», riporta Angelo. Poi Luca perde il lavoro e inizia ad avere problemi di salute e in famiglia, così comincia a rifiutare l’ormai consueto favore settimanale. E qui comincia tutto. Iniziano le minacce sempre più insistenti, si passa dalla richiesta di un favore al tentativo di estorsione. «Luca mi fa presente cosa sta accadendo, e così anche io intervengo, lo accompagno al bar e mi faccio indicare di chi si tratta».

Non lo affronta mai Angelo, l’extracomunitario che insulta e minaccia, e spera che magari basti essere in due per evitare che la situazione degeneri. In realtà un’illusione, perché richieste e minacce continuano, fino al vero e proprio pestaggio un anno e mezzo fa, con intervento dei carabinieri e denuncia. «Schiaffi e calci, ma a darceli è stato un amico dell’estorsore. Loro fanno gruppo, se hai problemi con una persona, a turno ne arrivano altre dieci. Chi si apposta sotto casa, chi ti segue per strada». Da un anno e mezzo è così, anche se c’è una denuncia di mezzo, e una prima udienza del processo già fissata per il 14 luglio. Ed è proprio per questo che sabato scorso la situazione degenera. «Ci hanno bloccati fuori dal bar, non ci facevano più alzare dalla panchina. Ci hanno letteralmente sequestrato per mezz’ora. Cosa chiedono? Di ritirare la denuncia, in alternativa hanno minacciato di ammazzare il nostro amico che ha fatto l’esposto e di picchiare noi». Ma Angelo e Luca non si vogliono piegare, e ieri ecco una nuova denuncia ai carabinieri. «Siamo nel terrore, ma non vogliamo rinunciare a vivere, e soprattutto a vivere la nostra città. Le forze dell’ordine conoscono la situazione e ci devono aiutare».

La paura, il terrore, non fanno mai vacillare Angelo. «Sì, ho paura, talmente tanta che non fosse stato per il nostro amico non avrei fatto la denuncia neppure dopo il pestaggio, un anno e mezzo fa. Però adesso basta, così non voglio più vivere».

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