Se il problema è Maniglia

'Cattivi pensieri'

Bologna, 29 aprile 2016 - Abbiamo tempo da perdere. Perché questa è anche una città che fa perdere tempo e lo perde (le infrastrutture, gli edifici dismessi). Che conserva il gusto barocco di fare i riccioli a qualunque problema. Che è speciale nella chiacchiera supponente. Che da anni non discute, non si confronta se non con il proprio ombelico.

E che non esistendo uno straccio di campagna elettorale accende furbastri dibattiti sul nulla (ma non poi tanto), rispetto ai quali Diawara è alta filosofia. Assisto con stupore al caso Maniglia. No, che cos’avete capito? Non si tratta di uno di quei venditori abusivi che infestano via Indipendenza preso con le mani nel sacco (contraffatto come la sua merce); e neanche di una retata di mafiosi ammanigliati con certe istituzioni metropolitane. Maniglia, la sua Harley Davidson carica di amplificatori, il torace già poderoso e peloso sotto la tenuta a tutta pelle nera (oggi Giuseppe Fuggi, il nome vero, nato in Romania, ha 73 anni e non ha più i capelli lunghi), i bicipiti, i decibel tremendi, gli acuti della sua chitarra, i brani sugli Indiani d’America (‘Apache’ è the best), 21 cd venduti al pubblico con l’etichetta Maniglia Muscolosa...

DÀI, l’avrete ben letto, Maniglia scacciato da Piazza Nettuno, dove da quarant’anni tiene le sue performance. Basta Maniglia in Piazza. Basta questo trash. Basta con un tipo che non paga le multe, che esige di attraversare in moto le domeniche dei T-days e si ribella alle forze con piglio manesco.

Bravi noi, che conoscendo il tipo lo abbiamo circondato con 12 vigili per sequestrargli la moto. Lo sfatto è fatto, come si dice. Il Comune canta la sua vittoria. Fine della vergogna e dei saltimbanchi. Siamo o non siamo la città di Dalla e dell’imminente mostra di David Bowie?

Questo Maniglia è da rottamare. Non è un’attrazione, sebbene ne abbiano scritto Baricco, Morozzi e Tondelli e sia impegnato nella solidarietà. Bologna va ripulita. Mica in Piazza Verdi, mica dallo spaccio, mica dal traffico. Aria nuova. Maniglia è servito, non serve più e tanti saluti. 

Bello, no? Le multe e i T-days non c’entrano, sono grimaldelli per lo scopo. Siamo nella contemporaneità, e Maniglia non se n’è accorto.

Così, per farsi capire ed essere contemporaneo, il Comune prende anche di mira il pacifico sassofonista e disegnatore Carlo (con la sua cagnona Camilla), che per riprendere a suonare attende un ulteriore permesso.

La carta delle regole per gli artisti di strada, allo studio, esclude che qualcuno si possa esibire davanti alle biblioteche. Non è un refuso. E Carlo non pretenderà di piazzarsi sotto il Pavaglione, a cento metri dall’Archiginnasio, rischiando di lesionare con i suoi assolo i fogli della raccolta manoscritti? 

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