Beppe Maniglia debutta a teatro

Antoniano, il 19 dicembre il musical tratto da "A sud del sole"

Beppe Maniglia

Beppe Maniglia

Bologna, 19 novembre 2014 - Meglio tardi che mai. Ha aspettato 72 anni Beppe Maniglia per portare i suoi muscoli fasciati nell’inseparabile canottiera al coperto di un teatro con annessa platea, anziché montare e smontare dalla sua Harley con sidecar l’amplificazione da cinquemila watt con cui spara al cielo le note della sua chitarra. La prima volta su un palco indoor sarà esattamente tra un mese, il 19 dicembre, all’Antoniano dove porterà il revival, drammaturgicamente costruito dai video dell’art designer Michele Nigro, di uno dei suoi album più fortunati, A sud del sole.

«Nel 1987 quando uscì - ricorda lui - a Cannes vendetti diecimila copie in quindici giorni». Il segreto? «Un rock sinfonico che fa venire i brividi». Così, riascoltandolo, ha elaborato l’idea di sviluppare quelle tracce («Un’ora e mezza da fazzoletti in mano», li iconizza lui nell’efficace semplicità di un eloquio immaginifico) in un’opera organica dove le sue mani fatate si appoggiano sulle corde e la suggestione delle note scritte da Giancarlo Trombetti, viene potenziata dalle immagini a fumetti che aiutano il pubblico a seguire la storia. Perché A sud del sole è una sorta di star wars tra il bene e il male con inevitabile trionfo finale dell’eroe, Space Hero, che alla testa del popolo felice, libera il pianeta a sud del sole dall’esercito di diavoli che sta mettendo a repentaglio la vita della sua donna, imprigionata in una caverna dove sta per essere sacrificata.

Figlio dell’oboista Otello Fuggi e abituato fin da piccolo a frequentare i teatri, Beppe non ha mai amato lo stile classico né tantomeno la disciplina di un’orchestra e la carriera musicale la inizia da strumentista nei complessi che negli anni Sessanta fanno musica dal vivo nei locali da ballo. Poi la moda è cambiata, i dischi e le consolle con i dj hanno preso il posto delle pedane con band live e lui ha preso la strada della... strada, scegliendo l’autonomia e il nomadismo artistico, l’autoproduzione, la vendita diretta, lo show che alla musica affiancava il numero speciale delle borse dell’acqua calda fatte scoppiare con la potenza dei suoi polmoni d’acciaio. Il sabato e la domenica è fisso in piazza Maggiore.

«Ho sistemato le faccende con i vigili pagando la tassa di occupazione suolo pubblico e controllando l’impatto acustico». E la gente accorre da ogni dove per ascoltarlo ma anche per vedere come il tempo possa passare senza lasciare impronte pesanti. La nuova avventura lo galvanizza: «Sto già ripassando tutto e spero che l’emozione non mi tiri uno scherzo mancino. Sono un fanatico della perfezione e così come mi porto appresso una moto da undici quintali equipaggiata come un Ufo, spero che in futuro alla mia attività open air si possa affiancare quella teatrale. Chissà che il 19 dicembre non venga qualche impresario interessato a portare in altri teatri la mia proposta».

Intanto chi volesse assicurarsi un posto all’Antoniano può già chiedere informazioni e prenotare al 3246298858.

 

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