Bimba uccisa dalla meningite, la mamma: "Ora voglio sapere se qualcuno non ha fatto il possibile per salvarla"

Miriam, neanche due mesi, non ce l'ha fatta. I genitori: "Denunceremo l’ospedale Maggiore"

I genitori della piccola Miriam (foto Schicchi)

I genitori della piccola Miriam (foto Schicchi)

Bologna, 28 febbraio 2015 - Il cuoricino di Miriam ha smesso di battere ieri. Avrebbe compito due mesi il 7 marzo, ma la meningite l’ha consumata prima. Era ricoverata in condizioni disperate al Sant’Orsola dal 16 febbraio, dove era stata portata dalla mamma Marina nel primo pomeriggio, dopo essere stata dimessa, nella mattina dello stesso giorno, dall’ospedale Maggiore con una diagnosi di influenza.

Marina è pallida, stanca. Ha passato giornate interminabili, assieme al marito Constantin, nel reparto di Rianimazione pediatrica del policlinico, aggrappandosi a un filo di speranza. Perché anche se il verdetto dei medici era stato subito inequivocabile, la bambina aveva resistito oltre ogni aspettativa clinica. Quasi due settimane, ha lottato Miriam. Poi, ieri a mezzogiorno, si è arresa.

«Non è stato possibile – ha detto Marina – donare gli organi. Lo avremmo fatto, ma i diversi esami a cui è stata sottoposta la mia bambina hanno sempre evidenziato la presenza di attività cerebrale». Un leoncino, Miriam, che non voleva lasciare mamma e papà. E i due giovani genitori, entrambi moldavi, ora vogliono risposte. «Io mi sono dannata per giorni, ripercorrendo quei momenti, lacerata dal dubbio di aver fatto tutto il possibile per Miriam – continua Marina –. Ma io appena la bambina si è sentita male, lunedì mattina, ho chiamato l’ambulanza e sono corsa al Maggiore. Quando la dottoressa mi diceva di non preoccuparmi per una banale influenza, ho insistito perché il pianto di Miriam era troppo strano. E ho anche aspettato un po’ in sala d’attesa, dopo le dimissioni, perché non me la sentivo di tornare subito a casa. Ora se qualcuno poteva fare qualcosa per salvare Miriam, e non lo ha fatto, lo voglio sapere. Magari non sarebbe sopravvissuta comunque, ma se al Maggiore fossero stati più pazienti... Io questo lo devo sapere».

E per saperlo, Marina e Constantin hanno annunciato già la loro intenzione di denunciare l’ospedale. «Abbiamo tenuto tutto, la cartella con le dimissioni, i documenti che ci hanno dato dopo ogni ricovero», racconta ancora Marina. Che però ora si vuole occupare soltanto dell’ultimo saluto alla sua piccolina. «È stata battezzata qui al Sant’Orsola – dice –, ora dobbiamo pensare al funerale. Non so come funziona, è tutto nuovo per noi... Poi sentiremo l’avvocato per la denuncia. Mi sento di ringraziare però i medici del policlinico, perché in questi giorni di dolore ci sono stati tanto vicini. Sono stati molto gentili e hanno fatto il possibile per salvare la nostra bambina».

Il piccolo corpo senza vita all’ora di pranzo riposava ancora nella culletta del reparto al padiglione 13. Mamma Marina e papà Constantin hanno voluto passare ancora tutto il tempo rimasto vicini alla loro creatura. Soltanto intorno alle 15 sono arrivati i necrofori, che hanno trasportato la bambina in obitorio. È stato il momento dello straziante addio.

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