Un cuore nuovo dopo otto mesi, il bimbo eroe ce l’ha fatta

A due anni e mezzo viveva al Sant’orsola attaccato a un organo artificiale. Una settimana fa il trapianto, i genitori: "Gratitudine per chi ha donato"

Il bambino nei corridoi del policlinico prima del trapianto (foto Schicchi)

Il bambino nei corridoi del policlinico prima del trapianto (foto Schicchi)

Bologna, 4 maggio 2016 – Il bimbo eroe ce l’ha fatta: otto lunghissimi mesi al Sant’Orsola attaccato alle macchine, a causa di un’insufficienza ventricolare, e ora finalmente vive con un cuore nuovo. Una settimana fa il trapianto, durato più di otto ore. Poi cinque giorni in terapia intensiva e da lunedì in terapia semintensiva. Avevamo incontratoil bambino lo scorso gennaio, nella sala giochi del nuovo polo cardio-toraco-vascolare: nell’attesa di una donazione, passava il tempo mettendo in fila le macchinine su un tavolo e passeggiava nei corridoi, portando al collo un sacchetto nel quale erano nascosti due tubi di gomma che lo collegavamo al cuore artificiale, il Berlin Heart. Ma questo, ormai, è il passato. «A me è quasi mancato il respiro quando i medici hanno detto che stava per arrivare il cuore per mio figlio – ricorda la mamma – e dopo è stato un susseguirsi di fatti: lo hanno portato in sala operatoria verso l’una di notte e le prime buone notizie le ho avute alle 8 del mattino, poi alle 10 il trasferimento in terapia intensiva. Era andato tutto bene». E le sensazioni del papà? «Incredulità dopo otto mesi d’attesa – risponde l’uomo – paura per l’intervento e gratitudine per chi ha donato il cuore».

Quale è stata la prima reazione del piccolo grande combattente? «Io e mio marito lo salutavamo dal vetro della terapia intensiva e lui ci guardava arrabbiato – spiega la mamma – perché ha sofferto del distacco: per otto mesi siamo stati sempre insieme e invece nei primi giorni dopo il risveglio era da solo». Ma ora è tempo di guardare avanti. «Gli ho detto: ‘Non ti preoccupare, vedrai che recupereremo il tempo perso’. Adesso è tranquillo, ha già ripreso a giocare con il tablet».

Ci affacciamo dalla porta della terapia semintensiva: il bimbo, 3 anni a luglio, riposa sereno, girato su un fianco.

«La prossima settimana sarà sottoposto a una serie di esami – precisa il dottor Luca Ragni, cardiologo pediatrico che segue il decorso post operatorio – intanto ha già ripreso anche a mangiare: minestrine, yogurt e puré». Il trapianto è stato eseguito dal professor Gaetano Gargiulo, direttore della Cardiochirurgia pediatrica, e dalla dottoressa Emanuela Angeli. In sala operatoria erano presenti anche il dottor Francesco Petridis e il dottor Lucio Careddu. «Non ci sono stati problemi – spiega Angeli – e l’intervento si è protratto per otto ore come è normale nei bambini che sono stati collegati al Berlin Heart, si tratta, infatti, di una chirurgia complessa». Il cardiochirurgo allarga il discorso e punta sulla sensibilizzazione. «Non avremmo questi risultati se non ci fossero genitori generosi, pronti alle donazioni – osserva Angeli – e il nostro ringraziamento va a loro e agli operatori del Centro nazionale trapianti. Inoltre, tenere per otto mesi un bambino collegato al cuore artificiale vuol dire anche controllare 24 ore su 24, da parte di medici e infermieri, tutti i parametri vitali inviati dal macchinario. Ora dobbiamo pensare agli altri bambini in attesa di trapianto e quattro sono già ricoverati nel nostro reparto».

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