Tacopina: "Il nostro impegno durerà decenni. Avere il Bologna è un sogno"

L'avvocato americano punta al cuore dei tifosi: "Abbiamo idee importanti" FOTO Tacopina e Saputo scendono in campo - La prima apparizione da presidente VIDEO L'avvocato: "Inizia un lungo viaggio"

Bologna, Tacopina e Saputo (FotoSchicchi)

Bologna, Tacopina e Saputo (FotoSchicchi)

Bologna, 17 ottobre 2014 - Sogni, non quote azionarie. Progetti a lunga scadenza, non aumenti di capitale. E dunque prima il cuore e poi il portafoglio: sapendo bene che senza il secondo non si può costruire un futuro di gloria. Completo color ghiaccio, panciotto e cravattona rossoblù. Joe Tacopina è uno che sulla scena ci sta come un attore consumato. Ieri, nella sala stampa improvvisata della Terrazza Bernardini, cuore vip del Dall’Ara, al suo fianco sedeva Joey Saputo, l’altra anima del Bologna nato dall’altra parte dell’oceano. «Sto imparando la vostra lingua, ma se parlo in italiano la conferenza stampa dura quattro ore...», dice il neo presidente rossoblù con una battuta, in rigoroso italiano, rompendo il ghiaccio alle 16,45. Qualche ora prima, in mattinata, era arrivata nelle casse rossoblù l’ultima fetta della prima tranche dell’aumento di capitale. 

Anche se il discorso d’insediamento di Joe&Joey sfiora appena la sfera finanziaria e punta invece dritto al cuore dei tifosi. «Voglio ringraziarli tutti, perché ci hanno accolto come in una grande famiglia – dice l’amico Joe –. Tra noi e loro si è creata subito una grande empatia ed è per questo che mi sento di dire loro: voi siete i nostri partner, i vostri sogni sono i nostri sogni». Il primo sogno da tradurre in realtà si chiama serie A. «E’ quello il nostro primo obiettivo», dice Tacopina. Un obiettivo che è anche un punto di partenza: «Il nostro è un impegno a lungo termine, che durerà anche decenni. Per arrivarci abbiamo idee e progetti importanti, che serviranno per costruire una base di business: e quel business renderà forte e duratura la squadra». Fuori, davanti ai cancelli di via dello Sport, preme un centinaio di tifosi armati di passione e smartphone. Al primo piano del Dall’Ara, invece, davanti a Di Vaio e consorte, Tacopina racconta quando ha temuto di non farcela: ovvero mai. «Non c’è stato un solo minuto in cui io abbia dubitato di poter essere oggi qui a parlare da presidente», dice pescando dal repertorio delle frasi ad effetto.  Un minuto di rabbia, invece, ammette di averlo vissuto: «E’ stato quando il 25 settembre sono atterrato a New York dall’Italia e qualcuno mi ha parlato di caffè». Sorride la platea di giornalisti, tifosi, camerieri, curiosi, cacciatori di selfie, quando in sala si evoca il fantasma di Massimo Zanetti. Dei guaraldiani, invece, quasi nessuna traccia. C’è l’ex socio Maurizio Ferrari, peraltro anti guaraldiano della prima ora, e tutto l’attuale management tecnico e amministrativo.

E c'è Tacopina che getta qualche spiraglio di luce sul Bologna che ha in testa: «L’esperienza alla Roma per me è un capitolo chiuso, ma quel modello dobbiamo tenerlo presente per costruire il nostro futuro». C’è spazio anche per il passato: «Nel 2008 l’affare non si concluse (con l’allora presidente Cazzola, ndr), ma dissi che sarei tornato. Era un mio sogno: anche se non potevo immaginare che ci avrei messo sei anni». E’ anche un sogno sentire che un ricco e famoso avvocato di New York ritiene che «prendere il Bologna è un sogno». Il resto sono rumors non confermati: «Kobe Bryant? Ama il calcio, è un partner potenziale, ma al momento non è con noi».  Joe spera invece che col Bologna siano in tanti domani allo stadio. «Tuti al dalara sabato», scolpisce in italiano mangiandosi le doppie. Dallo scalone dell’ingresso d’onore della tribuna sale il coro dei tifosi: «Tacopina portaci in Europa!». Ce n’è pure per il figliol prodigo Di Vaio, che avrà un ruolo ancora da definire: «Un capitano, c’è solo un capitano...». I cori al veleno contro Guaraldi sembrano già trapassato remoto. 

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