Allarme Bologna, fideiussione da rifare. Tacopina: "Ottenuta la proroga". Guaraldi smentisce: "Nessun accordo"

La garanzia dei 6 milioni di euro per l’aumento di capitale non è stata accettata perché "la banca tramite la quale Bfc 1909 Usa Spv Llc aveva effettuato l’operazione non è risultata di gradimento a Bologna 2010"

Joe Tacopina

Joe Tacopina

Bologna, 14 novembre 2014 - Al termine di una giornata che ha tenuto tutti i tifosi del Bologna col fiato sospeso, alle 22 è arrivato il comunicato ufficiale della società in cui si chiarisce l’enigma della fideiussione a garanzia dei 6 milioni di euro per l’aumento di capitale. 

Una fideiussione che Tacopina avrebbe dovuto versare entro domani e che invece slitterà di qualche giorno. Ma il club tranquillizza l’ambiente: “Bfc 1909 USA SPV, LLC comunica di essersi accordata con Bologna 2010 per posticipare il termine per la presentazione della fidejussione bancaria a garanzia dell’aumento di capitale”. 

La società spiega così le ragioni di questo ‘incidente’ di percorso: “La ragione di questo rinvio è determinata dal fatto che la banca tramite la quale BFC 1909 USA SPV, LLC aveva effettuato l’operazione, non è risultata di gradimento a Bologna 2010. Dal momento che non è mai stato indicato nel contratto tra le parti un particolare istituto bancario di riferimento, si è stabilito, nello spirito di rinnovata collaborazione e correttezza tra le parti, di concedere a BFC 1909 USA SPV, LLC i tempi tecnici per effettuare l’operazione tramite un altro istituto bancario”. 

Ma in serata il legale di Bologna 2010, l'avv. Gianluigi Serafini, ha precisato che «Bfc 109 Usa si è limitata a indicare, ma ha fornito, come possibile prestatore della fifejussione bancaria prevista dal contratto a garanzia del versamento integrale dell'aumento di capitale di Bologna Fc, un istituto di credito che non aveva nel modo più assoluto le caratteristiche di primario istituto bancario italiano come previsto nel contratto di investimento. A tutela del Bologna Fc e del suo patrimonio aziendale ha ritenuto di esprimere parere negativo sull'istituto desegnato che non aveva minimamente le caratteristiche previste dal contratto. Allo stato non è stato raggiunto né definito nessun accordo che preveda la proroga».

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