Bufera in Regione, primarie a rischio. Poletti, Delrio, il ‘ripescato’ Manca: Renzi (ri)valuta l’ipotesi briscolone

Spese pazze, indagati Richetti (che si ritira) e Bonaccini (che resiste). In corsa con il segretario regionale è rimasto solo il forlivese Balzani

Matteo Renzi (Ap/Lapresse)

Matteo Renzi (Ap/Lapresse)

Bologna, 10 settembre 2014 - E adesso? La bufera che si abbatte sul Pd ingarbuglia una situazione che il premier Matteo Renzi — solo 48 ore fa, dal palco della Festa dell’Unità — aveva già definito «un bel casino». Difficile fare previsioni. Nel Pd sono al lavoro per individuare una (o più) exit strategy, nel caso la situazione dovesse precipitare. Fino al punto, già si vocifera, da mettere a rischio le primarie. Di certo, il dossier Emilia-Romagna è aperto sulla scrivania di Renzi, che seguirà passo passo l’evolversi della situazione. Ieri sera, a Porta a Porta, il premier non ha commentato la situazione. Di certo, pare sia intenzionato a riservarsi l’ultima parola. Al momento, nella corsa alle primarie per la presidenza della Regione restano in due: Stefano Bonaccini (indagato) e Roberto Balzani. Stando alle prime dichiarazioni, Bonaccini — a differenza di Matteo Richetti, che ieri si è ritirato — intende tenere duro, «pronto a dare al più presto ogni opportuno chiarimento».

Se nulla cambierà, per l’ex segretario regionale — finora favoritissimo su Balzani, considerato un outsider senza grandi speranze — la corsa si fa in salita. L’ex sindaco di Forlì, infatti, potrebbe lavorare ai fianchi Bonaccini attaccandolo proprio sul tema delle vicende giudiziarie. Tema che sarà al centro di un fuoco incrociato che pioverà su Bonaccini da dentro e fuori il partito. Non solo. Sembra che Bonaccini si troverà contro anche un buon numero di dirigenti bolognesi del Pd. Una fronda interna, magari sottotraccia, fra i tanti orfani di Daniele Manca, sindaco di Imola. Appoggiato da molti — sindaco Virginio Merola in testa — è finito però stritolato nella morsa del duo, tutto modenese, Bonaccini-Richetti.

Lo scenario alternativo prevede l’intervento diretto di Renzi. Il premier — che è anche segretario nazionale del Pd — potrebbe decidere, come extrema ratio, di annullare le primarie. A quel punto, si tornerebbe a uno scenario tratteggiato alcune settimane fa, all’inizio del dibattito sulle primarie: quello del ‘briscolone’ calato da Roma. In pratica, per cercare di congelare la situazione, Renzi imporrebbe al Pd regionale un proprio candidato, unico e unitario. I nomi che tornano in ballo in queste ore sono quelli di Giuliano Poletti, ministro del Lavoro, imolese, storico presidente nazionale delle cooperative, ben visto anche dagli industriali e buon conoscitore del territorio.

Altra ipotesi è quella che (ri)chiama in ballo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio. Figura vicinissima a Renzi, Delrio è stato sindaco di Reggio Emilia, ministro per gli Affari regionali e le autonomie nel governo Letta, presidente dell’Anci, l’Associazione nazionale comuni italiani.

Una terza opzione potrebbe essere qualla di Daniele Manca. Il sindaco di Imola (che pare abbia fatto sapere di essere a disposizione) potrebbe essere ripescato, oltre che per la sua esperienza amministrativa, anche per una sorta di risarcimento dopo il ko causato da Bonaccini e Richetti. Intanto, a Bologna, c’è chi ripropone l’assessore regionale Patrizio Bianchi (già in corsa, poi ritirato) o Giacomo Venturi, già numero due della Provincia.

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