Happy Hand, quando lo sport diventa di tutti

A Calderino di Monte San Pietro la festa del ‘Willy The King Group’ LE FOTO

La sfida sotto canestro (foto Gabriele Fiolo)

La sfida sotto canestro (foto Gabriele Fiolo)

Calderino di Monte San Pietro (Bologna), 7 giugno 2015 - Al centro del mondo. Sì, Bologna, o meglio Calderino di Monte San Pietro per due giorni si trova al centro del mondo. Con un “sindaco” virtuale, che gli amici chiamano confidenzialmente re. Stiamo parlando di Happy Hand, la kermesse di sport inclusivo che Bologna esporta ormai da qualche anno nel resto del paese. E’ la festa del Willy The King Group, dove Willy sta per William Boselli, un ragazzo straordinario che è in carrozzina da tanto tempo. Ma dalla sua carrozzina distribuisce consigli, dà lezioni, costruisce solide amicizie che gli permettono di portare, all’ombra delle Due Torri, grandi campioni della pallacanestro, come Dan Gay, Claudio Pilutti, Matteo Lanza, Nino Pellacani, Eugenio Capone. E anche grandi insegnanti, come Cesare Covino. LE FOTO

Se il basket, vista la passione di Willy e dei suoi amici (tra questi Lorenzo Sani, inviato di Qn-il Resto del Carlino che è anche presidente del Willy The King Group e Daniele Albertazzi), è il motore scatenante di questa due giorni, tutto il resto dello sport è bene accetto. Sport per tutti, disabili o meno. Belli o brutti, alti o bassi.

E’ la festa dell’inclusione, la dimostrazione che le barriere mentali, ancora più di quelle architettoniche, possono essere frantumate dalla forza di volontà. E di volontà, al PalaOwens, ce n’è davvero tanta. C’è Manuela Migliaccio che racconta la sua storia. Quella di una ragazza in carrozzina che riesce però a camminare, grazie a quello che viene chiamato esoscheletro. Lei, con il suo passo, aiutandosi con un paio di stampelle, e magari seguita da alcuni amici, può camminare, fornendo un messaggio preciso.

Ci sono gli Overlimits di Marco Calamai, l’ispiratore, per certi versi, di Happy Hand. Se il messaggio di sport inclusivo ha fatto centro, se normodotati e disabili possono non solo indossare la stessa maglietta, ma giocare insieme, lo si deve proprio alla “lucida follia” di Marco Calamai. L’ex coach della Fortitudo è stato il primo a vedere, a testare l’idea di sport inclusivo. Con i suoi Overlimits, che hanno preso parte ad alcuni campionati, Marco ha dimostrato che normodotatii (2 o 3) e disabili (2 o 3) possono far parte di uno stesso quintetto. Si vince e si perde. Ma soprattutto lo si fa tutti insieme: ognuno porta il suo mattoncino e la sua esperienza. Ognuno lo condivide con i compagni.

Si ride e si scherza a Calderino perché lo spirito di Willy è proprio questo. Dire cose profonde, ma con il sorriso sulle labbra. Sdrammatizzando sempre, per partire di slancio. Il “re Willy” comanda - “a lui non si può proprio dire no”, dice uno dei suoi amici di sempre - i suoi soci eseguono, aggiungono, inventano. Happy Hand, a costo di ripetersi, è il trionfo dell’utopia. E’ la celebre isola che non c’è che, per fortuna, proprio dalle nostre parti, ha trovato casa.

C’è spazio per tutti, a Happy Hand. Anche per una passerella di chi, nel corso di questa stagione, ha portato BasketCity ai vertici. Se pensate che si stia parlando di Virtus e Fortitudo, o di Fortitudo e Virtus (a seconda della propria fede cestistica), siete proprio fuori strada. Stiamo parlando dei Bradipi. La squadra di basket in carrozzina legata al Circolo Atd Dozza che, per la prima volta, ha portato uno scudetto giovanile all’ombra delle Due Torri.

La grande kermesse si è conclusa nell’ormai tradizionale bagno di folla: ma c’è gente che pensa già all’anno prossimo e che chiede, candidamente, di ripetere con maggiore frequenza questa esperienza.

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