Caso Carabellò, testamento sospetto. "Non sembra scritto da Elisabetta"

Le prime indiscrezioni sulla perizia della grafologa Nicole Ciccolo

Sergio, il fratello di Biagio Carabellò

Sergio, il fratello di Biagio Carabellò

Bologna, 26 maggio 2016 - Il meticoloso lavoro della grafologa Nicole Ciccolo continua senza sosta. Il perito sta verificando la veridicità del testamento presentato da Simona Volpe e scritto da Elisabetta Filippini, la compagna, morta il 30 giugno 2010, di Biagio Carabellò, l’operaio di 46 anni scomparso il 23 novembre alla Bolognina. Barbara Iannuccelli, avvocato della famiglia Carabellò, la prossima settimana depositerà la consulenza di parte in Procura e spiega che le indagini della Ciccolo avrebbero già evidenziato delle differenze tra i diari e le lettere scritte dalla Filippini dal 1999 al 2004 e il testamento della Volpe.

«Da una prima analisi è emerso che Elisabetta nei documenti che abbiamo ritrovato scrive le lettere tonde partendo sempre dallo stesso punto, senza smentirsi mai. Nel testamento, invece, questo è radicalmente diverso – spiega Iannuccelli –. Iniziare una lettera tonda dall’alto o dal basso è un segno tipico di ogni persona, il cosiddetto gesto fuggitivo. La grafologa mi spiegava che una persona può anche provare a copiare qualcosa a mano libera, ma questi gesti fuggitivi sono insopprimibili, irrinunciabili dal punto di vista razionale».

Una nuova stranezza, che si aggiunge «alle impressionanti coincidenze, che emergono anche dalla comparazione su lucidi, tra il testamento ritrovato in camera di Biagio e quello della Volpe», prosegue l’avvocato, che poi precisa: «Se anche dovesse essere annullato il testamento che è stato fatto valere, i beni di Elisabetta andrebbero allo Stato, perché la famiglia Carabellò ha solo una fotocopia del documento a favore di Biagio».

Inatnto, anche un’altra amica della Filippini, Manuela Frascaroli, sentita dai carabinieri, non si spiega come sia possibile che i bambini del Madagascar non compaiano nel testamento dell’amica: «Elisabetta la conoscevo da anni e lei ci teneva molto alle missioni in Africa dei Salesiani – racconta Frascaroli –. È assurdo che a loro non abbia lasciato nulla». Frascaroli, poi, racconta anche del rapporto tra Elisabetta e Simona Volpe: «La Volpe, che era amica di Biagio e non di Elisabetta, iniziò a frequentare la loro casa un mese e mezzo prima che la Betta morisse – spiega –. Elisabetta un giorno mi chiamò lamentandosi che la Volpe era sempre da loro e lei era contrariata, perché non era una sua amica». Dalla scomparsa di Biagio sono già passati sei mesi. Sergio Carabellò, fratello di Bigio, lancia un nuovo appello: «Io e mia sorella Susanna siamo smarriti e preoccupati per la fine di mio fratello. Biagio stava bene e non avrebbe avuto nessun motivo per andare via. Se si fosse suicidato lo avremmo già trovato. Aiutateci».

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