Ebola, caso sospetto al Sant'Orsola. Per i medici è malaria

Nigeriano con i sintomi ricoverato in ospedale. E' stato sottoposto a esami lampo

Ebola, un laboratorio di analisi (Ansa)

Ebola, un laboratorio di analisi (Ansa)

Bologna, 31 agosto 2014 - SE L’EPIDEMIA di ebola è ancora confinata all’Africa centrale, la paura della malattia ha attraversato rapidamente mari e continenti, giungendo anche sotto le Due Torri. Nei giorni scorsi Bologna ha registrato il suo primo ‘caso sospetto’, che nel giro di poche ore è stato verificato, rivelandosi malaria. L’ALLARME è scattato mercoledì in seguito alla segnalazione di un medico di base, nel cui ambulatorio è approdato un nigeriano giunto da pochi giorni in Italia. L’uomo aveva la febbre alta e il medico, per precauzione, ha chiamato il 118, spiegando di avere nel suo studio un africano con sintomi che, in teoria, non permettevano di escludere la terribile febbre emorragica. Il paziente è stato portato al policlinico Sant’Orsola e sottoposto a tambur battente a una serie di accertamenti, coinvolgendo il laboratorio di microbiologia diretto dalla professoressa Maria Paola Landini e il dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl.

Nel giro di qualche ora è stata formulata la diagnosi corretta: malaria, che non è certo una malattia da prendere con leggerezza, ma non ha nulla a che vedere con il virus dell’ebola. Sottoposto a terapia, il nigeriano è migliorato rapidamente e nella giornata di giovedì l’allarme è definitivamente rientrato. «In realtà — spiega uno specialista — il sospetto è stato più frutto della suggestione che di dati oggettivi. Questa persona ha impiegato mesi per arrivare dalla Nigeria e se avesse avuto l’ebola sarebbe morta da tempo». I CASI di malaria registrati sotto le Due Torri sono molto rari e, in un anno, se ne contano poche unità. Si tratta esclusivamente di malati ‘importati’, ovvero di italiani o stranieri che l’hanno contratta in zone dove la patologia è endemica. Il contagio sul nostro territorio è considerato impossibile perché è da tempo debellata la varietà di zanzara che la trasmette. Il paziente ricoverato al Sant’Orsola potrebbe esserne affetto da tempo, perché la malaria presenta fasi di remissione e riacutizzazione. In ogni caso, non sono necessarie misure di profilassi per eventuali contatti.

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