Aabu, il rock e l’arte di non scegliere

La band bolognese ha pubblicato a fine 2016 “Basta sceglier”, otto brani presentati in due diverse versioni

Bologna, 7 settembre 2017 - Monumentale l’impresa degli Aabu, band bolognese di rock alternativo attiva dal 2010. Per il loro disco d’esordio, indecisi su quale profilo mostrare al pubblico, corrosi dal dubbio amletico se sia meglio il noise o i suoni puliti, hanno deciso... di non scegliere. O, meglio: di scegliere entrambi. Soluzione tutto fuorché comoda, sia ben chiaro, perlomeno se si considera la realizzazione dell’opera che ne è derivata. “Basta scegliere”, il disco autoprodotto e realizzato al Noise Factory di Milano da Alessio Camagni, è infatti un album doppio, sì, ma non nel senso canonico del termine. Piuttosto sarebbe il caso dire che è un album sdoppiato. Composto ovvero da due diversi dischi, “Fiore” e “Pugno”, contenenti gli stessi brani, ma arrangiati e registrati in modo diametralmente opposto. L’uno pulito, l’altro sporco, appunto. Suoni limpidi ed evoluzioni vocali lievemente ammiccanti al pop, cui si oppone un altro volto fatto di toni graffianti, distorti ed effettati.

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Difficile anche per il lettore prendere una decisione. Meglio i cori femminili, monocorde e irriverenti di “Salvami” in versione “Pugno”, o sono migliori la batteria pulita, la tastiera eterea e il cantato lineare del “fiore”? E attenzione a una differenza non da poco: qui non si parla di rock e pop, non si parla di commerciale o indie. Le differenze sono molto più sottili, e affondano le radici in una identità sonora unica e ben definita in entrambe le registrazioni: un rock alternativo finalmente degno di questo nome, dopo anni declino e abusi del termine in questione. La differenza, perciò, semmai, tra il fiore e il pugno, potremmo paragonarla alla dicotomia tra un brano e la sua radio edit, tra il “Ritmo#1” e il “Ritmo #2”, per chi non avesse rimosso certi ultimi Litfiba, tra il concerto tirato in un club di pogatori e la versione teatrale di quello stesso brano.

Teatrale, non certo acustica. Visto che il rock, vivaddio, resta la spina dorsale del fiore come del pugno. Meglio tenerseli così, allora, questi Aabu: due facce opposte della stessa medaglia. Un sorriso che nasconde la piega di una smorfia. Un fiore stretto in un pugno, per rimanere in tema. Tant’è che l’ascolto digitale tanto vituperato in genere (l’album, oltre che fisicamente, è disponibile su Spotify), una volta tanto forse è l’esperienza migliore da fare. Poiché permette di saltellare da una versione all’altra dello stesso brano. Apprezzando due volte su due i testi narrativi e diretti, oppure godendosi il gusto di due arrangiamenti spesso tanto opposti quanto sorprendenti in entrambe le versioni. Prova ne è ‘E’ tutto intorno a te’, che con ‘Salvami’ ricorda e si ricollega a certe ottime esperienze bolognesi degli anni Duemila (Jolaurlo, Diva Scarlet, o i primi Marta sui tubi), che furono perle di una nuova scuola cittadina poi dimenticata troppo in fretta.

Grazie quindi due volte agli Aabu: per aver riannodato i fili con una storia cittadina recente, e per averci concesso, una volta tanto e con molto gusto, il piacere di non scegliere. Un disco consigliatissimo, così come è consigliato un live ormai pronto all’orizzonte: il 10 settembre la band farà parte dell’itinerario sonoro di Suona Bologna, la rassegna musicale che accompagnerà la Run tune up con varie postazioni lungo tutto il suo percorso. Gli Aabu suoneranno in piazza Verdi, davanti al Piccolo e sublime, dalle 9 fino al termine della corsa, e poi ancora una volta insieme con gli altri gruppi, dalle 15.30 alle 18,30, in piazza Re Enzo, di fianco allo stand Ageop alla cui raccolta fondi gli organizzatori di Beat-Bit Music School hanno finalizzato la rassegna.

LA SCHEDA

Chi sono: Aabu

Genere: rock alternativo

All’anagrafe: Emanuele Sgargi, voce; Alessandro Cairo, chitarra; Mattia Pace, chitarra; Michele Zappoli, basso; Sonia Bondi, batteria

Il disco: ‘Basta scegliere’, in copia fisica e su Spotify