La scultura di Chizu Kobayashi corre sul filo

Typografie. Pinze e gomitolo di ferro: ecco le creature di Chizu Il nostro speciale sulle nuove tendenze

IMMAGINAZIONE Chizu Kobayashi, 38 anni, al lavoro: sta ultimando un gatto norvegese

IMMAGINAZIONE Chizu Kobayashi, 38 anni, al lavoro: sta ultimando un gatto norvegese

Bologna, 14 maggio 2015 - I suoi temi preferiti? In effetti non ne ha di specifici, nonostante casa sua sia invasa da carpe, onde, alci, ali d'angelo, bicchieri e forchettine. Perché le sue sculture magiche che ricreano una realtà immaginata, spesso nascono dalle suggestioni altrui. Un cliente arriva in studio, le chiede di realizzare una figura e lei con pinze e fil di ferro dà vita a una nuova creatura che popolerà il mondo terreno, rendendolo più bello. L'ultima scultura partita alla volta di un giardino di Faenza era un orso tridimensionale alto un metro ottanta, regalo per un bambino. In queste ore, invece, ha quasi terminato un gatto norvegese, quello che vedete nella foto con lei. Chizu Kobayashi, giapponese, classe 1978, esercita la sua affascinante professione da molti anni e a Bologna ha trovato l'ambiente ideale per farla crescere. Le sue opere le avrete di certo viste in giro, ma forse non sapevate che fossero sue. E probabilmente avrete messo gli occhi anche sulle sue strepitose illustrazioni.

 

Come è arrivata a Bologna?

Vivevo in Giappone e lavoravo come PR nel mondo gastronomico. Venivo in Italia a trovare il mio fidanzato di allora che lavorava alla Frasca di Castrocaro Terme, era il 2005, e intanto mi guardavo attorno per capire se avrei potuto fare qualcosa qui, nel campo dell'arte. Poi iniziai a lavorare a Bologna come designer e dal 2008 non me ne sono più andata

 

E il lavoro con il filo di ferro quando è cominciato?

Dai 12 ai 15 anni ho vissuto in California, nella Silicon Valley, perché mio padre lavorava là come ingegnere. Durante un viaggio a New York, visitando il Whitney Museum, m'innamorai di Alexander Calder, delle sue sculture enormi e in particolare di un piccolo circo in fil di ferro e oggetti che aveva fatto per i nipoti, così, quando andammo a Boston, comprai del filo di alluminio e iniziai a lavorarlo. Uno dei miei primi studi fu sulla bottiglia di profumo di Gaultier, quella col busto di donna, utilizzando della carta e sperimentando con le ombre.

 

Praticamente non si è mai fermata da quel momento?

Proprio così, a Tokyo ho fatto l'Accademia di Belle Arti, in specifico un corso sui metalli, sui gioielli e sulla fusione. Ho sempre lavorato su dei progetti ma è qui a Bologna che ho formalizzato questa professione, con una prima mostra al Caffè Mamolo, dove ho anche conosciuto il mio compagno Paolo, padre delle mie bambine Yuma e Miu. In Italia ci si appassiona a questi lavori artistici soprattutto perché c'è lo spazio, nelle case, per avere sculture del genere. In Giappone non andrebbero, le abitazioni sono troppo piccole, non ci sono pareti libere. E poi a Bologna siete curiosi.

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