Martedì 23 Aprile 2024

STUDIO / In Italia si emigra ancora da Sud a Nord: ecco le mete e da dove si fugge

Nel 2012 si è spostato un milione e mezzo di persone. Le mete non sono più Piemonte e Lombardia, ma Emilia Romagna e Trentino

Treno in partenza (CArdini)

Treno in partenza (CArdini)

Roma, 4 novembre 2014 - In Italia si emigra ancora da Sud a Nord anzi, il fenomeno delle migrazioni interne ha ripreso vigore con la crisi economica degli ultimi anni, tant'è che nel 2012 ha coinvolto un milione e mezzo di persone, soprattutto badanti, braccianti, professori, studenti.  Per la prima volta uno studio scientifico annuale si dedica al tema delle migrazioni interne e da 'L`arte di spostarsi. Rapporto 2014 sulle migrazioni interne in Italia', curato da Michele Colucci e Stefano Gallo dell'Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche (Issm-Cnr), emergono alcuni aspetti principali: 

1 - il fenomeno coinvolge un milione e mezzo di persone nel 2012 2 - il primato di Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige come destinazioni  3 - la Campania come regione di partenza 4 - l'altissima mobilità degli stranieri 5 -  l`importanza delle politiche pubbliche nel definire gli spostamenti. 

LE ZONE 'CALAMITA' - "Le migrazioni interne all`Italia hanno una lunga storia ma negli anni più recenti, a seguito della crisi economica, hanno ripreso vigore e intensità - spiega Colucci - Nel 2012 sono 1.556.000 le persone che hanno cambiato il proprio comune di residenza. Rispetto alle migrazioni della seconda metà del secolo scorso, le più potenti 'calamite' non sono Piemonte e Lombardia ma Emilia-Romagna e Trentino, in proporzione alle dimensioni. La prima ha `guadagnato` 10.273 persone dal resto d`Italia, pari a un aumento del 2,4 per mille abitanti, il Trentino conta +3.004 persone, pari al 2,9 per mille".

L`attrattiva dell`Emilia-Romagna è confermata dal primato nelle tre province di Bologna, Rimini e Parma "che presentano un saldo migratorio positivo molto elevato (Bologna +4.131 persone, Rimini +1.271, Parma +1.268) - prosegue il ricercatore Issm- Cnr - La regione è scelta come meta privilegiata sia per le sue opportunità lavorative, sia per la qualità dei servizi che offre: nelle motivazioni alla base delle partenze c`è in testa la ricerca dell`occupazione o di un lavoro migliore, ma cresce il miglioramento della qualità della vita e questo secondo elemento differenzia il fenomeno attuale da quello dell`ultimo dopoguerra". 

In termini assoluti invece le quattro regioni con il maggior incremento demografico dovuto alle migrazioni interne sono Lombardia (+14.773), Lazio (+10.382), Emilia-Romagna (+10.273) e Toscana (+6.591). La provincia di Roma continua a essere un polo attrattivo e registra un saldo positivo di quasi 10.000 persone.  

DA DOVE SI FUGGE - Il primato negativo va a Napoli e alla Campania e anche tra le aree di provenienza dei migranti interni, quindi, si registra un cambiamento rispetto ai decenni scorsi. "Il valore medio degli spostamenti nel biennio 2011-2012 ci segnala che sono circa 25.000 i cittadini campani `perduti` per trasferimenti in altre regioni italiane, un dato pari al -4,3 su mille abitanti.  Seguono Puglia (-10.850 persone e -2,7‰), Sicilia (-9.910 e -2,0‰) e Calabria (-8.031 e -4,1‰). Tra le province del Mezzogiorno, i saldi negativi più elevati in proporzione ai residenti si registrano a Napoli (-6,1 ‰) e Vibo Valentia (-6,7‰), Reggio Calabria (-5,3‰), Caltanisetta e Foggia (-5,2‰), e Crotone (-5,1‰) - spiega Gallo - Gli spostamenti dal Sud al Centro-Nord nel 2012 sono Aumentati, raggiungendo 202.000 persone".

L'IDENTIKIT DEL MIGRANTE - Ma chi sono i migranti interni? "Gli stranieri, che tendono a spostarsi in proporzione maggiore: sono stati 258.871 nel 2012 a cambiare residenza, con un tasso di mobilità triplo rispetto agli italiani: il 64,3 per mille contro il 21,6, ma su distanze più brevi, 96 km di media contro 126 km degli italiani.  Le donne straniere tra i 50 e i 64 anni in particolare presentano tassi di mobilità elevatissimi, legati al lavoro di cura e domestico, in continuità con un dato presente fin dagli anni del miracolo economico", specificano i ricercatori.  Un altro comparto in cui la manodopera migrante è determinante è l`agricoltura, coinvolgendo Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Piemonte.

"Le migrazioni coinvolgono poi insegnanti e studenti fuorisede spesso coinvolti in dinamiche ad alta frizione che chiamano direttamente in causa la politica - conclude Colucci - Questo primo Rapporto si basa su un innovativo approccio multidisciplinare, senza il quale non è possibile penetrare in un fenomeno così ricco".

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