Il Comitato ridipinge via Petroni La Soprintendenza: «Colori sbagliati»

I residenti al lavoro per due domeniche. L’ordine: «E’ da rifare»

2014-10-19.VIA PETRONI 2 DOPO_WEB

2014-10-19.VIA PETRONI 2 DOPO_WEB

di LUCA ORSI

È UNA GUERRA che va avanti da anni. Pennelli e vernici contro bombolette spray. Residenti contro writers. Il campo di battaglia sono i muri di via Giuseppe Petroni. Martoriati da scritte, disegni, tag, sgorbi. Al momento, non ci sono né vincitori né vinti. Ma residenti e commercianti della via non si arrendono. Quelli scrivono e imbrattano? Loro si attrezzano di secchi e vernici, rulli e pennelli. E ripuliscono. In una sfida a chi si stanca prima.

È successo anche negli ultimi due fine settimana. L’associazione ‘Via Petroni e Dintorni’ – in prima linea contro il degrado che avvilisce la zona – ha dato appuntamento a tutti i cittadini di buona volontà. Per ripulire «muri e colonne». Perché «vivere in una città pulita e decorosa migliora la qualità della vita e l’immagine della città». Ma, questa volta, buona volontà e impegno civico di tanti si scontrano con la rigidità della burocrazia, dei protocolli, delle norme e di chi – senz’altro con assoluta competenza – è chiamato a imporne il rispetto.

QUALCHE OCCHIUTO funzionario della Soprintendenza ha ispezionato le pareti ripulite dai volontari. E, paletta dei colori alla mano, non ha gradito. Prese carta e penna, ha scritto al Comune, sollecitandolo a tirare le orecchie a chi, «nella ridipintura di alcuni ornati», ha utilizzato tinte «totalmente difformi dai colori originali».

A questo punto, Manuela Faustini Fustini, architetto, responsabile dell’Ufficio Edilizia e ambiti urbani storico monumentali, si vede costretta ad ammonire il Comitato.

E A CHIEDERE di «farsi parte promotrice per provvedere a ripristinare i colori originali del civico 4». Non basta. Sugli altri civici ripuliti, il Comune chiede «di eseguire le dovute velature di accompagnamento che raccordino il colore della parte inferiore con quello della parte superiore».

La dirigente comunale richiama quindi una convenzione, firmata da Comune e Soprintendenza, dove è («chiaramente») scritto che nei casi in cui non vi sia il portico «occorre fare la pulitura o ritinteggiatura fino a ‘segni’ architettonci, quali cornicioni o linee elettriche».

LA RAGIONE? Avere «un elemento che segni lo stacco tra parte pulita e quella non trattata». In coda alla mail, la ramanzina: «Interventi lodevoli come il vostro, se non compiuti nel modo corretto, rischiano di compromettere l’aspetto positivo di tutta l’operazione di volontariato».

Se ora il comitato, cornuto e mazziato, decidesse di ‘dargliela su’? I writers avrebbero carta bianca. A quel punto, «lo stacco fra la parte pulita e quella non trattata», sarebbe chiarissimo.

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