Femminicidi, la scelta del coraggio

La lettera. Risponde Beppe Boni, vicedirettore de il Resto del Carlino

Bologna, 23 luglio 2017 - Io sostituirei la parola femminicidio con omicidio, perché di questo si tratta. La persona non viene uccisa perché femmina, come il termine vuole puntualizzare. Sono omicidi che vengono compiuti da uomini fragili, molto fragili e deboli. Non viene mai approfondito che uccidere non è segnale di forza. Chi è forte davvero sa che l’unica espressione di forza è il rispetto per l’altro. Luciana Spazzoli

Risponde Beppe Boni, vicedirettore de il Resto del Carlino

Non starei tanto a sottilizzare sul termine da usare. Qui non si tratta di quote rosa nei cda o in una giunta comunale. Il tema, drammatico, è l’alto numero di situazioni di violenza e stalking che spesso sfociano in un delitto dove la vittima è donna. Nel 2016 sono state assassinate da mariti, compagni, ex di turno e uomini respinti, 120 donne. Negli ultimi cinque anni sono state 660. Una strage. E tante di queste storie nascono nell’ambito familiare in seguito ad una separazione, a liti per i figli. Troppe vicende di stalking finiscono col sangue o la morte della vittima. Ma senza arrivare ad un eventuale processo esistono strumenti per mettere un freno alla violenza prima che sia troppo tardi. Le donne devono prendere coraggio: meglio una segnalazione in più che una sottovalutazione. Questura e carabinieri sanno come intervenire con ammonimenti e controlli.  beppe.boni@ilcarlino.net

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