Guerra civile, una preghiera senza retorica

La lettera. Risponde Beppe Boni, vicedirettore de il Resto del Carlino

Bologna, 22 maggio 2017 - Ci risiamo con la parte ‘giusta’ o ‘sbagliata’ dei Caduti. Chiedo a coloro che fanno questa distinzione se a quel tempo c’erano. Saprebbero quanto angoscioso e difficile fosse il dilemma proprio e familiare del decidere la scelta. Quindi i non presenti si documentino: non mancano fonti d’informazione che possono far meditare. Intanto giù il cappello dinanzi alla morte. Umberto De Lucca, Bologna

risponde Beppe Boni, vicedirettore de Il Resto del Carlino

Immagino che lei si riferisca alla guerra civile che ha insanguinato l’Italia dopo l’8 settembre 1943. Da una parte chi cambiò fronte schierandosi con gli anglo americani e dall’altra chi scelse di continuare a combattere fino all’epilogo della Repubblica di Salò. L’Italia ancora oggi è divisa quando si parla di onorare i morti di allora. Si deve invece rispetto a tutti i morti, anche a coloro che persero la vita dalla parte dei fascisti. I vinti. Fra di essi c’era di tutto: fanatici feroci, idealisti, difensori dell’onore come valore assoluto, giovani che seguirono banalmente l’idea alla quale erano stati educati. E la storia ha già emesso la sua sentenza. Sull’altro fronte sono morti altri ragazzi che vollero ricostruire l’Italia con la Resistenza. Speriamo che gli italiani riescano prima a poi a consentire agli uni e agli altri di recitare una preghiera. In pace e senza retorica.  beppe.boni@ilcarlino.net

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