Imprenditori suicidi, le urla dal silenzio

La lettera al direttore

Bologna, 7 agosto 2017 - Imprenditori che si ammazzano perché non hanno il denaro per pagare i dipendenti e i fornitori, esercenti (come l’antiquario di Ferrara) che uccidono i famigliari e poi si uccidono perché non hanno i soldi per pagare l’affitto. Invece di salvare banche private, con i soldi pubblici, le medesime aiutassero a concedere prestiti e fidi alle imprese così da creare occupazione e lavoro.

Daniele Paganelli, Forlì

risponde il vicedirettore de il Resto del Carlino, Beppe Boni

Negli ultimi cinque anni in Italia sono stati registrati oltre 700 casi di suicidio per motivi economici, molti dei quali nel Nord Est. C’è una associazione che cerca di prevenire tragedie simili ed ha salvato oltre 500 persone. Un disagio sociale nascosto e diffuso. Queste cifre drammatiche sono state elaborate dall’Osservatorio per i suicidi legati a motivi economici. Sono urla dal silenzio che l’Italia non può ignorare. Uno Stato moderno e preparato dovrebbe avere sotto controllo questa situazione con un piano per prevenirla. Le banche stringono il credito costrette anche dalle norme europee e molte aziende, nonostante l’Istat segnali una timida ripresa, si trovano ancora in difficoltà. Su questo fronte lo Stato dovrebbe mettere la stessa energia che impegna per accogliere i migranti.

beppe.boni@ilcarlino.net

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