Killer di Budrio, errori di Stato

Bologna, 27 maggio 2017 - Sono trascorsi due mesi di ricerche, suggestioni, psicosi collettiva, paura. Igor il serbo, avvolto nella sua storia di assassino imprendibile e di mito negativo, è fuggito dalle paludi padane per entrare nel nulla. Tante tracce, tante segnalazioni. Sparito. Chissà dov’è, coperto (per ora) da complici altrettanto scaltri. Mille militari contro uno e non l’hanno preso. In una scenografica e gigantesca caccia all’uomo l’hanno cercato ovunque.

Come ha fatto a beffare l’élite delle divise come i Cacciatori di Calabria, i parà del Tuscania, gli stessi carabinieri della «territoriale» abituati a battere nella quotidianità borghi e campagne? La partita non è più solo fra il Serbo e i carabinieri a cui è sfuggito nelle valli misteriose tra la Bassa bolognese e Ferrara. È invece uno scontro che dura da due anni fra un assassino e lo Stato incapace di bloccarlo nonostante un curriculum criminale da rapinatore, una condanna, due espulsioni e ora un palmares di tre omicidi.

Scappò da un carcere della ex Jugoslavia e venne in Italia. Accoglienza anche per lui. I contatti investigativi fra i due Paesi si sono intensificati solo dopo che Igor ha ucciso. E prima? Quante mancanze. Fino all’ingenuità fatale di coinvolgere le guardie volontarie nelle ricerche. Poi l’avevano quasi preso, ma riuscì a sgusciare via dal Fiorino bianco. Chi è Igor? Un criminale con la furbizia dell’incursore o l’individuo goffo, ma spietato, che si fa sfilare il fucile dal barista di Budrio che poi uccide? O tutte e due le cose? Quando e se sarà catturato lo capiremo. Ma allora il nastro della storia dovrà essere riavvolto per rileggere gli errori.

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