Ministro Poletti, sangue romagnolo

La lettera. Risponde Beppe Boni, vicedirettore de il Resto del Carlino

Bologna, 30 marzo 2017 - Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, dà consigli ai giovani per il lavoro. Se rimarrete in Italia, a volte è meglio giocare a calcetto per socializzare che inviare un curriculum. Poi ha detto di essere stato frainteso. Ecco, invece, il mio consiglio: giovani, fate i politici, lavorano poco e sono ben retribuiti, altro che calcetto. Armando Palmia, Bologna

Risponde Beppe Boni, vicedirettore de il Resto del Carlino

Vabbè, è una gaffe. Ma bisogna dare il peso giusto ad una affermazione fatta in buona fede. Del resto Giuliano Poletti viene da Mordano di Imola terra di confine fra Bologna e la Romagna (ma gli imolesi sono romagnoli), dove c’è gente di talento, sanguigna, sempre pronta alla battuta per sdrammatizzare una situazione o per sintetizzarla. L’altra volta, citando i giovani cervelli italiani all’estero, disse che a volte è meglio non averli fra i piedi. Poi può essere anche vero che il lavoro si trova grazie ad un rapporto di fiducia che a volte si certifica giocando a calcetto più che col curriculum. Però se uno fa il ministro deve dare il messaggio corretto. In questo caso meglio citare il merito e il corso di studi. Poi, quando il messaggio è passato nel modo giusto, si può aggiungere una battuta. Ministro perdonato. beppe.boni@ilcarlino.net

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