I poteri del Tar, una Repubblica fondata sul cavillo

La lettera

Bologna, 1 febbraio 2018 - Una coppia di genitori siciliani ha fatto ricorso al Tribunale amministrativo regionale affinchè riconoscesse il massimo dei voti (10) al posto del voto effettivamente conseguito (9). Ma hanno perso la causa. Eppure credo che abbiano fatto bene a rivolgersi ai giudici perchè il rendimento scolastico probabilmente meritava una successiva valutazione.  Giovanna Malagoli, Cesena

risponde Beppe Boni, condirettore de Il Resto del Carlino

Ciò che stupisce non è la caparbietà di papà e mamma che vogliono sostituirsi all’insegnante, ma l’eccessiva capacità di intervento del Tar, l’organo che dirime le controversie fra il cittadino e la pubblica amministrazione. E’ un organo giudiziario che entra a gamba tesa ovunque. Disfa o ricostruisce carriere, decide promozioni o bocciature, interviene nelle gerarchie militari, a Firenze è intervenuto sull’ampliamento dell’aeroporto, tempo fa bocciò alcune nomine di direttori dei musei. Tutto in regola, per carità. I giudici agiscono all’interno dell’alveo della legge. Però, si sa, la legge si interpreta e i campi di intervento si restringono o si allargano a discrezione. Matteo Renzi l’anno scorso con una battuta disse che bisogna «cambiare i Tar». Forse qualcosa da rivedere c’è davvero altrimenti continuiamo ad essere una Repubblica fondata sul cavilli e sul ricorso.  beppe.boni@ilcarlino.net

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