Bologna, 28 giugno 2017 - Apri la radio e senti che le Marche sono indietro nella ripresa; guardi la tv e senti che le autorità preposte dicono che le Marche crescono meno; leggi i giornali e ci dicono che nelle Marche non c’è ripresa di lavoro. Nessuno, di coloro che governano, spiega che se non si combatte l’enorme burocrazia per le zone terremotate non ne verremo più fuori. E.Messi Ancona
Risponde il vicedirettore Beppe Boni
Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato su queste pagine diversi servizi che raccontavano come la ricostruzione delle zone colpite dal sisma sia vittima di lentezze e trappole. Per carità, nella baraonda di un post terremoto è comprensibile che non tutto funzioni come un orologio svizzero. Ma se le casette prefabbricate per l’inverno sono arrivate a primavera, se le macerie non sono ancora state smaltite e la tassa di successione degli immobili appartenuti alle vittime ha avuto bisogno di correttivi è il segnale che aspetti importanti si sono sfilacciati. La parola che lei cita, burocrazia, spesso è la causa di molti mali. Servono scorciatoie. Gli errori fatti, certo, sono inseriti nello scenario complessivo di una macchina che nell’emergenza e nei soccorsi ha funzionato bene. Anche la ricostruzione però è emergenza. I marchigiani hanno fretta di vivere. beppe.boni@ilcarlino.net
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