La mostra ’Oltreprima’ alla Fondazione del Monte

“19 artisti. La fotografia dipinta nell’arte contemporanea“, curata da Fabiola Naldi e Maura Pozzati. Resterà aperta fino al 15 aprile

L’artista Marcello Jori e la curatrice Maura Pozzati (Foto Schicchi)

L’artista Marcello Jori e la curatrice Maura Pozzati (Foto Schicchi)

Bologna, 22 gennaio 2017 - Mentre pensava a quali opere dare alle curatrici Fabiola Naldi e Maura Pozzati per la mostra Oltreprima inaugurata ieri alla Fondazione Del Monte (via delle Donzelle 2), e cercava nel suo archivio, Marcello Jori ha trovato una lavoro di contaminazione tra Roberto Daolio e Paul Klee del 1974 che ancora lo commuove, soprattutto per il significato che acquista dopo la dipartita del critico e curatore nel 2013. E poi una terza Jori-Warhol-Picasso-Ernst, fotografia dipinta ad acquarello, che come altre esposte non sono mai state mostrate prima (ad esempio “Games of Desire“ di Shirin Neshat) e raccontano molto bene attraverso “19 artisti. La fotografia dipinta nell’arte contemporanea“.

E, soprattutto, raccontano il punto di vista di Naldi e Pozzati, che non volevano usare «il chiasso delle grandi opere che vedreste nelle mostre a pacchetto» perché tutto quello che è esposto «è stato cercato con grande cura, visitando gli studi, facendo staccare opere dal muro», sottolinea Maura Pozzati.

Si osservano i lavori di Almeida, Baldessari, Bertolo, De Mattia, Favelli, Guerzoni, Jori, La Rocca, Manai, Neshat, Ontani, Pietrella (che ha finito un lavoro poche ore prima dell’inaugurazione), Rainer, Richter, Samorè, Schifano, Spranzi e Tursic&Mille e la cosa che emerge ogni volta, come sottolinea Fabiola Naldi è che «non c’è una volontà cronologica perché prima di tutto c’è l’intenzione dell’artista e poi la possibilità di contaminarsi attraverso vari dispositivi».

E’ in favore di un’esperienza più profonda e coinvolgente lo sguardo che si posa su tela, carta o altri supporti e cerca di individuare proprio quell’intenzione (non è detto che lo sguardo venga prima dell’opera), aiutato magari dal catalogo realizzato da Photology dove ci sono gli scritti di alcuni artisti cui è stato chiesto di mostrarsi anche come autori scientifici poiché «i migliori teorici di loro stessi».

Come Favelli, che nelle 12 immagini mostrate, tra cui Shahadah, unione di cristianesimo e islam, spiega che il suo rapporto con la fotografia «è legato alle faccende della mia famiglia», ma le foto che presenta, definite «storpiature incerte» non sono della famiglia «ma acquistate in anni differenti e in qualche modo corrette o completate per raggiungere un corpus di significati che serpeggiano nella mia mente e nei miei desideri».

Fino al 15 aprile 2017, con ingresso libero dal lunedì al sabato dalle 10.00 alle 19.00.

Aperture straordinarie in occasione di ART CITY Bologna sabato 28 gennaio dalle 10.00 alle 24.00 e domenica 29 gennaio dalle 10.00 alle 19.00

 

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