Bologna, ecco Revolutija. La mostra sulle avanguardie russe a MAMbo / FOTO

Chagall, Malevich, Kandinsky e tanti altri: capolavori in arrivo da San Pietroburgo. Visitabile dal 12 dicembre al 13 maggio

Una delle opere esposte a MAMbo in 'Revolutija'

Una delle opere esposte a MAMbo in 'Revolutija'

Bologna, 8 dicembre 2017 - E venne Revolutija: 72 quadri arrivati dal Museo di Stato Russo di San Pietroburgo (fra cui alcuni capolavori assoluti come Passeggiata di Chagall, Quadrato nero di Malevich, Su bianco di Kandinsky), 40 foto originali, due sculture, tre video. La tanto attesa mostra di MAMbo dedicata all’arte al tempo della rivoluzione russa avrà un’anteprima ad invito domenica alle 18 per poi aprire le proprie porte al pubblico martedì fino al 13 maggio.

È uno dei grandi eventi su cui punta il Comune (la mostra è prodotta da CMS.Cultura e Palazzo d’Accursio ha partecipato con un contributo di 150mila euro) per attrarre un consistente flusso turistico: il punto di pareggio è fissato sul filo degli 80mila visitatori, dopodiché il Comune avrà una percentuale del 25% sugli incassi.

Attorno all’esposizione è stata creata una fitta rete di iniziative rivolta alle famiglie o alla didattica. Ci sono voluti due anni di lavoro per realizzare questa evento (Monrif è sponsor), di cui curatrice è, con Joseph Kiblitsky, la vicedirettrice del Museo Evgenia Petrova. L’idea, in tempi di celebrazioni del centenario della rivoluzione russa, è quella di riportare l’attenzione, accanto al doveroso omaggio alla pittura iconica e più conosciuta appunto di Chagall, Malevich e Kandinsky, al lavoro di artisti rimasti un po’ nell’ombra come Repin, Petrov-Vodkin o Kustodiev.

MOSTRAMAMBO_27321384_154329

Per dar conto delle tante e tanto diverse arti che in Russia videro la luce tra i primi del ‘900 e la fine degli anni ‘30 e della straordinaria modernità dei movimenti culturali, a volte sensibili agli echi dei fauves o dei cubisti francesi, spesso diametralmente opposti nelle loro intenzioni, sempre votati a rigenerarsi a ritmo vertiginoso. Primitivismo, cubo-futurismo, suprematismo... «Dimenticate le mostre sui russi che finora sono state fatte in Italia – diceva ieri alla presentazione ufficiale la Petrova. – Quello che a noi interessa è mostrare la varietà e la complessità degli stili, degli atteggiamenti e dei pensieri».

L'allestimento, giocando sugli ampi spazi della Sala delle Ciminiere, esalta il forte impatto emotivo che queste tele (spesso di grandi dimensioni) esercitano: si entra in un’anticamera incorniciata da foto d’epoca per poi incontrare subito le prime opere di Repin e Serov datate attorno al 1905, l’anno dell’altra rivolta. Ma è lì che si spezza la tradizione culturale del realismo, è lì che l’arte delle avanguardie russe diventa uno dei capitoli più importanti e radicali del modernismo, aspettando i fuochi del ‘17.

L'esposizione dà giustamente molto spazio a Kazimir Malevich, destinando una sala al suo teatro: sono esposte infatti le riproduzioni dei costumi di scena da lui realizzati per l’opera Vittoria sul sole (questa estate riallestita da Ravenna Festival) dove per la prima volta compare quel Quadrato nero esposto anche nel 1915 nella storica mostra 010.

Rivoluzione nell’arte, rivoluzione nella società: i punti di vista mutano attorno ad uno stesso tema o nell’opera di uno stesso pittore. Il visitatore troverà quadri celebri in un percorso ricco di sorprese: Il ciclista della Goncarova facilmente riferibile a Boccioni, il Mejerchol’d di Grigor’ev, il ritratto di Anna Achmatova di Alt’man... Ma intanto la Storia avanza. E l’ultimo quadro, quasi nascosto in un angolo, c’è un baffuto Stalin ritratto da Pavel Filonov. È il 1936, quasi vent’anni dopo la rivoluzione.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro