Bologna, a palazzo Fava la mostra 'spazzata via' dal golpe cileno

I quadri dei grandi artisti messicani Orozco, Rivera e Siqueiros, fino al 18 febbraio

Zapata, estudio para el mural del castillo de Chapultepec di Siqueiros

Zapata, estudio para el mural del castillo de Chapultepec di Siqueiros

Bologna, 19 ottobre 2017 - Fucili, forconi, bandiere. Barbe folte, visi fieri, sombreri. Già nel video che testimonia li murales sparsi per le città messicane di tre grandi artisti come José Clemente Orozco, Diego Rivera e David Alfaro Siqueiros si coglie il senso altamente poetico e sociale del movimento pittorico che più di ogni altro ha rappresentato la modernità di quel Paese.

Parte da qui, dal piano terra di Palazzo Fava, la nuova mostra di Genus Bononiae dedicata a una delle correnti pittoriche più importanti del ‘900, il muralismo appunto. 68 opere di Orozco, Rivera e Siquieros (soprattutto olii e qualche disegno) invadono fino al 18 febbraio le sale del piano nobile del Palazzo per mostrare come questi artisti abbiano tratto stimoli e suggestioni dal loro lavoro politico. L’evento è importante intanto perché questi quadri arrivano per la prima volta in Europa (scegliendo appunto, come rileva il presidente di Genus Bononiae Fabio Roversi-Monaco, “noi e una struttura di prestigio come Palazzo Fava”) e poi perché possiede una storia davvero particolare.

L’esposizione si chiama La mostra sospesa in quanto queste opere per 42 anni di fatto non sono mai uscite, a parte qualche sporadico caso, dal Messico. Facevano parte del corpus molto più vasto (169 opere, tutte del collezionista Alvaro Carrillo Gil, spiega la direttrice dell’omonimo museo Vania Rojas Solis) destinato ad essere esposto nel 1973 a Santiago del Cile. Due giorni prima dell’inaugurazione avvenne il colpo di Stato di Pinochet e la mostra ovviamente non si fece mai. Si temette per i quadri ma dopo un paio di settimane un aereo messicano riuscì a riportare il tesoro in patria insieme alla vedova e ai figli di Allende. Da allora niente.

Nel 2015 la collezione ha ricominciato a girare in Sudamerica per approdare finalmente qui. “È una vicenda storica importante – sottolinea Roversi-Monaco – che si lega in modo indissolubile alla mostra”. Dunque, si parte da piano terra con la presentazione del video e soprattutto con l’esposizione di significativi documenti storici come articoli, telegrammi, manoscritti e un catalogo firmato da Neruda (la mostra, per inciso, sarà accompagnata da una fitta serie di iniziative collaterali). Al piano nobile, come si diceva, ci sono le sale tematiche dedicate ai tre artisti. Il curatore Carlos Palacios spiega che il movimento muralista, nato nel 1922, fu usato dal governo messicano post-rivoluzionario come programma educativo del popolo, che queste opere fanno parte del patrimonio nazionale del Paese e che in mostra ci sono anche quadri più personali amati dal collezionista.

Le due sale di Orozco raccontano tutto il suo percorso: gli anni newyorkesi, i bozzetti dei murales, la satira politica, l’inquietudine esistenziale. Di Siqueiros si vedono i quadri più legati al muralismo ma anche la ricerca sperimentale di nuovi materiali e di tridimensionalità. Di Rivera, il compagno di vita di Frida Khalo, viene sottolineata la poco nota vocazione cubista, figlia forse dei tanti viaggi. C’è solo un quadro coloratissimo che sembra apparentarlo a Frida, una bambina dalle veste rosa che guarda lontano. Era lo sguardo del nuovo Messico?

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