Tutti a cena con Dalì. Dietro ai fornelli lo chef Vottero

L’evento il 9 febbraio a Palazzo Belloni. Lo chef: "Il surrealismo dell’artista catalano è perfetto anche in cucina"

La mostra ‘Dalì experience’ a Palazzo Belloni

La mostra ‘Dalì experience’ a Palazzo Belloni

Bologna, 3 febbraio 2017 - La mostra ‘Dalì Experience’ prende per la gola gli amanti del grande artista catalano. Succede nella serata intitolata ‘Diversamente di Gala. Vottero interpreta Dalì’. La data da segnare in agenda è giovedì 9 febbraio, quando – in un’unica occasione – si potranno visitare la mostra e assaggiare i piatti creati ad hoc dallo chef Vincenzo Vottero, dell’Antica trattoria del Reno.

Questo il programma dell’evento a Palazzo Belloni (costo a persona, 120 euro): alle 20 inizia la visita alle opere provenienti dalla Collezione di Beniamino Levi, in compagnia dei curatori Claudio Mazzanti e Patrizio Ansaloni. Sempre in via Barberia, dalle 21 alle 23, seguirà la cena elaborata dallo chef con piatti ispirati alle inedite opere in mostra. Ecco un assaggio del menù: Falso farro spellbound, Space pinzimonio, Polpoceronte, Risotto videoeggs, Tortellino alle sfere di Gala, Secreto in terra iberica, fino a Nel Giardino dei lamponi. Nell’occasione la mostra chiude i battenti alle 24. Info e prenotazioni (entro il 7 febbraio): 347 4413166 fino a esaurimento posti.

Chef Vottero, l’istrionico Dalì è uno di quegli artisti che si prestano a essere ‘riletti’ in cucina?

“Assolutamente, tra l’altro da sempre è il mio artista preferito. Lo considero il Leonardo da Vinci dei tempi moderni. Un grande genio, che si è occupato di tutto nel suo percorso artistico. Anche di cucina: basti pensare a Les Dîners de Gala, il libro di ricette surrealiste in cui emergono le sue preferenze in cucina”.

Ci racconta qualche piatto che ha pensato in occasione della mostra di Palazzo Belloni? Da quali elementi, fra colori e forme, si è lasciato ispirare?

“Propongo, ad esempio, lo ‘Space pinzimonio’. In questo caso le verdure, leggermente gelificate, sono disposte in modo da ricreare una piramide, una forma ricorrente nelle opere di Dalì. E poi riprendo anche le uova, nel risotto Videoeggs”.

E il polpoceronte invece?

“L’idea mi è venuta proprio dopo avere visitato la mostra, in cui è esposta un’opera con un corno di rinoceronte e chi guarda deve soffiare dentro una ventolina. Io l’ho ricreato con un tentacolo di polpo: anche in questo caso bisognerà fare qualcosa... ”.

Piatto a sorpresa, dunque. Altri invece li ha già proposti nei suoi menù.

“Sì, ad esempio il ‘Falso farro’: non è quello che sembra e ricorda come Dalì giocava con le prospettive. E poi c’è il tortellino, che a Bologna non può mai mancare, proposto con le perle di Lambrusco. Il Secreto in terra iberica, invece, è un omaggio alle origini dell’artista”.

Che vini abbiniamo?

“I sommelier della Fisar (Federazione italiana Sommelier Albergatori e ristoratori, ndr) stanno curando la selezione».

In questo dialogo con Dalì, possiamo dire che anche la cucina è una forma d’arte?

“Gualtiero Marchesi diceva che la cucina è una scienza che va trasformata in arte. Non sono del tutto d’accordo, nel senso che un piatto non può essere una cosa che dura nel tempo. Però, se la vogliamo vederla come forma d’arte è vero che la cucina è l’unica che coinvolge completamente tutti e cinque i sensi, dalla vista, al tatto. Basti pensare al finger food”.

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