Bologna, "Il ragù sia Igt o patrimonio dell’Unesco come la pizza"

La battaglia dell’associazione che porta il nome del celebre condimento bolognese Davide Di Noi: “Troppe imitazioni nel mondo, servono tutele”

Un piatto di tagliatelle con il ragù bolognese

Un piatto di tagliatelle con il ragù bolognese

Bologna, 8 dicembre 2017 - Le sfogline davanti al pubblico a fare dimostrazioni e a trasmettere memoria attorno a un’arte, quella della sfoglia, che in città si vorrebbe patrimonio dell’Unesco – com’è successo alla pizza napoletana – e magari condita con quel ragù che un gruppo di bolognesi sta cercando di far diventare Igt, un prodotto d’Indicazione geografica tipica, come il pesto genovese, primo condimento a essersi guadagnato questa certificazione. Nel 2018 la festa dell’Unità bolognese avrà un sapore ancor più genuino, grazie ai volontari e alle ’zdaure, due figure che letteralmente reggono lo spirito più territoriale della kermesse del Pd, e dentro ai due ristoranti storici Bertoldo e I Castelli, sarà davvero come entrare in una casa bolognese. Del resto, alle tavole dei due pilastri della tradizione, son sempre stati serviti tortellini, tagliatelle e lasagne tirati a mano con ancora più passione e spirito sincero, visto che il mattarello si arrotola sulla sfoglia grazie a braccia che credono negli ideali.

All’ombra delle Due Torri si sta lavorando parecchio per celebrare e far riconoscere internazionalmente le nostre ricchezze culinarie e dietro a questi impegni su più fronti c’è sempre l’Associazione Ragù guidata da Davide Di Noi, Sara Roversi, Andrea Magelli, Davide Donadi e Mirco Montebugnoli, che spera di veder presto il famoso condimento bolognese riconosciuto come marchio registrato. “Lavoriamo in difesa del ragù – racconta Di Noi – perché non vogliamo fermarci alla ricetta depositata alla Camera di commercio nel 1982, credendo invece nell’importanza di una maggiore tutela”. Questo ragionamento, che viene da quattro bolognesi anche comunicatori, è arrivato dopo il Festival del Ragù andato in scena a Palazzo Re Enzo lo scorso settembre.

“In quell’occasione – spiega ancora Di Noi – siamo venuti a contatto con varie realtà straniere che ci hanno presentato il loro ragù, fatto con il canguro o i grilli in Australia o con le famose meatball... Ecco, in quel frangente ci siamo resi conto che la nostra specialità è celebre e ha fatto conoscere Bologna, ma che in effetti alle storpiature non c’è fine, quindi è necessario tutelare il ragù, farlo diventare Igt, rendere ben riconoscibile la sua identità e magari l’anno prossimo al festival ospiteremo anche preparazioni più esotiche”. La ricetta da far riconoscere è naturalmente quella depositata alla Camera di commercio, che nel frattempo l’associazione che sta cercando di costituirsi in consorzio ha prodotto in barattolo di vetro con bollino. A questo punto, dopo l’endorsement della Festa dell’Unità a sfogline-patrimonio e a ragù tipico, “è atteso l’appoggio della Regione che dovrebbe lavorare con la Città Metropolitana e il governo per avere un marchio certificato», chiosa Di Noi.

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