Cpl Concordia, l'inchiesta arriva a Bologna. E per il Sant'Orsola la coop si lamentò con Errani e D’Alema

Dopo aver perso un maxi-appalto contro Manuntencoop

Il selfie (autoscatto) di Massimo D’Alema e Vasco Errani (Foto Zani)

Il selfie (autoscatto) di Massimo D’Alema e Vasco Errani (Foto Zani)

Bologna, 15 aprile 2015 - Le ha provate davvero tutte, Cpl Concordia. La cooperativa modenese, nella bufera per l’inchiesta dei pm di Napoli che ipotizzano la corruzione per la metanizzazione di Ischia, a Bologna si è sentita ingiustamente sfavorita nell’assegnazione del maxi-appalto per la centrale termica del Sant’Orsola, una commessa da 365 milioni di euro. La gara fu vinta nel 2011 dalla bolognese Manutencoop, che beffò per soli 0,04 punti (90,82 contro 90,78) i rivali della via Emilia nel derby delle coop rosse. E Cpl, appunto, le ha provate tutte per cambiare il verdetto della commissione aggiudicatrice. Ha fatto ricorso al Tar e al Consiglio di Stato, perdendo entrambe le volte, ha presentato denuncia penale e, ultima novità, ai tempi si lamentò pure con Massimo D’Alema e Vasco Errani. Almeno stando a quanto messo a verbale, nell’inchiesta napoletana, da Nicola Verrini, manager di Cpl arrestato assieme all’ex capo della Concordia, Roberto Cesari.

A Verrini  i pm chiedono «della visita di Massimo D’Alema per la presentazione del suo libro e del suo vino nell’hotel di Ischia». Lui nell’interrogatorio spiega: «Notai che si appartarono D’Alema, il sindaco Giosi Ferrandino (arrestato; ndr), Roberto Casari e Francesco Simone (altro manager Cpl; ndr). Dopo questo colloquio a quattro, il Casari, con cui ho rapporto strettissimo di confidenza, mi disse che si era lamentato con D’Alema del fatto che la Cpl aveva perso un grosso appalto all’ospedale Sant’Orsola di Bologna per soli 4 punti. Casari si lamentò anche con Vasco Errani (all’epoca governatore; ndr)». Fin qui le parole di Verrini. Va sottolineato che Errani e D’Alema non sono indagati. Il Riesame di Napoli, intanto, ha deciso di trasferire l’inchiesta su Ischia alla Dda di Bologna, che peraltro ha già aperta un’indagine sulla Cpl Concordia.

Sono invece indagati per falso e turbativa d’asta 5 commissari della gara del Sant’Orsola, più la segretaria verbalizzante, nel fascicolo del pm bolognese Rossella Poggioli aperto dopo la denuncia di Cpl. Non è indagato il (presunto) beneficiario dei reati, cioè Manutencoop. Il pm, col visto dell’aggiunto Valter Giovannini, aveva chiesto per 4 commissari, fra cui la presidente Daniela Pedrini, la misura interdittiva della sospensione dai pubblici uffici.

Ma il gip Andrea Scarpa ha respinto la richiesta per tutti, chiarendo che «l’insussistenza del reato di turbativa d’asta – scrive nell’ordinanza di 6 pagine – comporta un generale ridimensionamento del fatto». Per il giudice, i verbali della sedute furono in effetti «falsificati» (dai tabulati telefonici è emerso che alcuni commissari erano altrove durante parte delle riunioni) perché si lavorava con una prassi «inaspettata... che ampliava a dismisura il rischio di errori materiali». Questo perché, invece di redigere ogni volta il verbale, la commissione usava una chiavetta usb in cui riversava il proprio lavoro e solo alla fine delle 20 sedute è stato tutto verbalizzato, incorrendo nei falsi. Detto ciò, però, il falso «non può avere come necessaria conseguenza che la gara sia stata fraudolentemente turbata», perché resta un «salto logico» fra la falsificazione e la turbativa. Ancora Scarpa: «Non si può affermare che i punteggi siano stati assegnati in modo non corrispondente a quanto sarebbe stato corretto». L’inchiesta appare quindi, se non azzoppata, molto in salita. Giovannini ha annunciato «appello al Riesame».

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