Bologna, 4 novembre 2009 - Appartamenti e negozi, parcheggi interrati, un centro benessere, una mega entrata su via Andrea Costa, arricchita da un museo dedicato al Bologna calcio e da bar e ristoranti. E’ così che potrebbe essere trasformata la cornice dello stadio Dall’Ara, «recuperando aree abbandonate e creando un quartiere vivo, con benefici per i residenti» spiegano Chiara Alvisi e Gabriele Tagliaventi, rispettivamente professore associato di diritto privato all’Università di Bologna e professore ordinario di architettura tecnica all’ateneo di Ferrara.

Dopo aver studiato l’impianto e i dintorni — 10 ettari d’area, con 100mila metri quadrati di superficie dove costruire — illustrano un progetto di riqualificazione che punta a rivoltare l’intera zona, col risultato di avere sia una nuova ‘mini cittadella’, «frequentata da migliaia di persone», sia uno stadio «che rispetta le norme Uefa». In pratica, in regola coi rigidi parametri che impongono i vertici dell’Unione europea delle federazioni calcistiche, requisiti fondamentali per poter candidare Bologna a ospitare le partite degli Europei 2016, nel caso in cui siano assegnati all’Italia. Una lista di caratteristiche — dalla capienza ai collegamenti — ora non presenti.
«Per noi — nota Tagliaventi — non serve costruire un nuovo stadio in un’altra parte di Bologna. Il Dall’Ara, come posizione, in piena città, è paragonabile al St. James Park di Newcastle o allo Stamford Bridge di Londra; sono impianti Uefa e possono contenere migliaia di spettatori». Insomma, perché non seguire la stessa strada qui? «Esatto — risponde —. Per ristrutturare lo stadio si potrebbe intervenire in diversi modi, senza toccare le parti vincolate. Abbattendolo e ricostruendolo da capo o ritoccandolo, eliminando la pista d’atletica». Diverso il discorso per i dintorni.

«La particolarità — continua — è che ci sono molte aree inutilizzate, di proprietà comunali. Valorizzandole i vantaggi sarebbero enormi». Con investimenti meno ingenti rispetto a costruire un’altra casa del calcio. Ad esempio, per Alvisi e Tagliaventi, si potrebbe realizzare un nuovo ingresso su via Andrea Costa, mentre sotto gli archi di piazza della Pace ci potrebbero essere negozi, attorno alla curva San Luca un centro wellness e attività commerciali. E ancora, nei terreni davanti alla Andrea Costa, potrebbero svettare appartamenti e uffici, a fianco di un centro sportivo.

Altro punto i parcheggi interrati. E il nodo traffico? «È fondamentale la politica che si vuole seguire. Anche per i parcheggi il numero dipende da quanto si intende incentivare o meno l’uso dei mezzi di trasporto pubblico» chiude Tagliaventi. «L’importante — spiega Alvisi — è avere una visione complessiva dello sviluppo urbanistico», anche sotto il profilo della mobilità.
 

 

LE REAZIONI DLE MONDO POLITICO

Non un nuovo stadio, ma un ‘nuovo’ Dall’Ara. Ugo Mazza, capogruppo di Sd in Regione, si schiera a favore dell’idea “degli architetti Chiara Alvisi e Gabriele Tagliaventi di studiare le tante possibilita’ di ristrutturazione dell’area dello stadio Dall’Ara, nel rispetto delle parti vincolate dalla Sovrintendenza”.
Mazza dice anche che “la questione della sicurezza e della tranquillita’ dei residenti” della zona dello stadio, “potrebbe essere facilmente risolta trovando il modo di far entrare i bus dei tifosi direttamente all’interno dell’area dello stadio”. In ogni caso, il punto (e soprattutto il messaggio all’amministrazione di Palazzo D’Accursio alla vigilia dell’incontro con la societa’ rossoblu’ sul nuovo impianto) e’: “Prima di ogni altra possibile soluzione”, e dunque prima di ogni ipotesi di nuovo stadio, “si dovrebbe analizzare questa importante possibilita’, cosi’ da evitare il consumo di territorio e l’aumento del caos del traffico”.


Chiede invece “al Comune di fare il Comune e alla Provincia di fare la Provincia”, il vicepresidente dell’assemblea di Palazzo D’Accursio, Paolo Foschini (Pdl), preoccupato dall’idea che il nuovo stadio non venga deciso in base a scelte di pianificazione dell’amministrazione “ma a chi possiede le aree”.

Foschini, ex assessore allo Sport della Giunta Guazzaloca, rilava infatti che il Comune “e’ molto indietro” sulla questione stadio. Il patron del Bologna calcio, Renzo Menarini, “ha piu’ volte detto che ha il progetto e che vuole sapere dove puo’ essere realizzato, memore dell’esperienza di Romilia che fu bocciata senza pieta’. Quindi dice: ‘ditemi dove posso farlo’, ma le risposte di Comune e Provincia non ci sono”. E invece servirebbero perche’ “c’e’ da decidere tra due modelli diversi: uno stadio ‘urbano’ entro i margini del Comune o uno stadio ‘di sviluppo urbanistico’ in uno dei Comuni di cintura: su questo pero’- rileva Foschini parlando oggi a Radio Tau- non c’e’ dibattito se non sui giornali”.  Foschini teme che, alla fine, senza una scelta delle due amministrazioni, “diventi tutto un problema di aree: cioe’ si decide sulla base delle proposte di chi ha delle aree” su cui edificare l’eventuale nuovo impianto.