Bologna, 15 gennaio 2010 – I progressi sono pochi e il piano stenta a decollare. Palazzo Pepoli - il grande edificio di via Castiglione dove, lo scorso ottobre, il sindaco Flavio Delbono ha dato simbolicamente il via alla fase operativa armato di pennello - è stato tirato a lucido da capo a piedi (sia pure con qualche settimana di ritardo sulla tabella di marcia).

Ma, per il resto, la battaglia contro i graffiti e le ‘tag’ che deturpano muri e colonne della città segna il passo. Anche se ora l’amministrazione comunale conferma la promessa di iniziare a ripulire il centro storico entro la fine del mese.
 

Per toccare con mano la situazione, basta buttare l’occhio sulle strade che compongono il percorso del ‘Museo della città’, progetto della Fondazione Carisbo che punta a valorizzare i più antichi palazzi di Bologna. Le stesse arterie - una decina in tutto - che la giunta comunale aveva già promesso di ripulire entro Natale, mettendo in programma più di 400 interventi. L’antica via Galliera, che si allunga dall’incrocio con via Manzoni fino a piazza XX Settembre, è praticamente nelle stesse condizioni di un anno fa.

Lungo i portici della strada è possibile rintracciare la maggior parte dei graffiti immortalati già lo scorso gennaio da una nostra precedente inchiesta. Sullo storico palazzo Aldrovandi Montanari, al civico 8, campeggia ancora la scritta che inneggia al collettivo ‘Crash’. Poco più avanti, su una colonna del civico 14, resta perfettamente visibile la lunga filastrocca che comincia ‘con un panino alla mortadella…’.

Scritte nuove compaiono, invece, all’entrata del fastoso Palazzo Tanari, all’altezza del civico 126. Ma sono una caso sporadico. E se, qua e là, qualche edificio pare rimesso a nuovo, vedi l’antica Casa delle Tatue o Palazzo Felicini, tutto il resto è rimasto al suo posto: come le scritte che deturpano il civico 35° (‘mangiati sta saker’) o la faccia che compare su una colonna di fronte al numero 24.
 

La musica non cambia neanche a spostarsi nelle stradine del vecchio ghetto ebraico, dove la passata amministrazione ingaggiò la prima battaglia contro i graffiti. La lunga via Marsala è sfregiata da un capo all’altro. Ci sono 'segnacci' sui muri del civico 34, che ospita la Fondazione Mariele Ventre e sotto l’immagine della Madonna al termine del portico. Altre scritte (‘meno uomini, più animali’) compaiono sulle pareti del civico 30, dove sorge il Centro studi di psicologia e sociologia applicate. Per non parlare del ‘Pucca t’amo’ che campeggia all’altezza del numero 20 e di tutti gli sgorbi che lordano le colonne del portico di fronte alla chiesa di San Martino.

Dulcis in fundo, anche nella centralissima via Altabella non c’è traccia della brusca e del pennello promessi dall’amministrazione, mentre abbondano le testimonianze del passaggio dei writers. C’è un graffito fresco di pittura sui muri del civico 1, proprio all’incrocio con via Indipendenza. Ma ce ne sono anche di stagionati, come quelli che deturpano le colonne del civico 3, i muri dell’edificio all’altezza del numero 7 e un’intera parete della Casa dei Ghisilieri, storico palazzo del XV secolo, all’angolo con via Sant’Alò.