Bologna, 24 luglio 2010- SONO sette, come i re di Roma. Portano il nome di un grande imperatore. E furono scelti dal principe De Curtis in ‘Tototruffa 62’ per una breve parentesi cinematografica. Con nobile intento e un design primitivo, i vespasiani sopravvivono quali isole felici di chi non pretende bagni di lusso ma bada solo alla ‘sostanza’.

Una volta erano otto. Quello in via Laura Bassi è stato rimosso. Gli altri resistono. Buono lo stato di conservazione. Un pò meno le condizioni igieniche di alcuni. Tutti sono funzionanti e arricchiti di messaggistica varia.
 

Ma partiamo da uno tra i più famosi, quello in via Massarenti. Si trova alle spalle della baracchina dei gelati ‘Ottagono’, a qualche metro dalla strada, in mezzo a un pò di verde. Non puzza. E il motivo è chiaro: «Vengono sempre a pulire — afferma Morena Testoni, titolare del chiosco —. Lo usano in molti. Soprattutto anziani. Anche qualche donna. Qualcuno ci fa anche i bisogni più invadenti. Quando piove, straripa. Ma siamo qui da 30 anni: è un’istituzione».
 

Non sono poi così d’accordo i commercianti in viale Oriani. Qui il vespasiano si trova su un piccolo marciapiede, con pista ciclabile incorporata, che divide le due corsie. Sembra che i servizi di pulizia funzionino. Ma a sentire chi lavora nella strada, pare di essere passati in un giorno fortunato. «Abbiamo scritto una lettera al Comune — spiega Fabio Pagano, titolare dell’ ‘Osteria dei Cavalieri’ a pochi metri dal vespasiano —. Prima la situazione era più sostenibile.

Abbiamo chiesto che vengano rimesse almeno delle aiuole intorno: non è un bello spettacolo (il ristorante ha anche i tavolini esterni, ndr). Poi d’estate puzza. Lo usano soprattutto i tassisti». Mentre parliamo, constatiamo che non sono solo loro ad usarlo. Un signore entra, fa pipì ed esce. Il socio del ristorante, Davide Sarti è drastico: «Fa schifo, rimuoviamolo.

La sera ci si lavano le prostitute». Per Lorena Tubertini, della parrucchieria ‘Chiaro scuro’, è un monumento storico ma un bagno chimico sarebbe più funzionale per le signore.
Porta Saragozza, altro vespasiano. È posizionato sotto l’albero numero 32060. Non è il massimo: puzza, ci sono fazzoletti abbandonati, qualche mosca e un’ape che entra ed esce. «Il Mille è passato — commenta Mattia Lambertini, che vive in zona —. Sono brutti.

Qualcosa di più moderno, no? Oggettivamente puzzano. Ma sono utili ai tassisti». E noi aggiungiamo: non solo. Voltiamo le spalle e vediamo qualcosa che ha dell’incredibile: alcuni extracomunitari entrano e riempiono una bottiglietta con l’acqua che scorre.
 

Api e mosche sono anche nel vespasiano di via Curiel. Poche, ma presenti.
«QUANDO ci passi vicino puzza — dice Stefania Vitali della gelateria ‘Meloncello’ —: forse a volte la fanno fuori. Sono più gli anziani che lo usano». In via Panigale, dov’è un altro vespasiano, troviamo dei veri fan: per Giuliano Franchini e Renzo Tinti dovrebbero metterne in tutta Bologna.
 

Sarebbe più difficile trovare sostenitori per il vespasiano di Bovi Campeggi che per la puzza è inavvicinabile. Anche quello in via Ferrarese non se la passa bene. Sporco dentro e fuori. Circondato da sterpaglie e rifiuti. «Ci vanno anche a drogarsi e lasciano siringhe — dice Ivano Serio del ristorante ‘Rò Cocò’ —.

Andrebbe tenuto meglio: può essere un’attrazione per i turisti. Magari potrebbero metterlo in una struttura di plexiglas e tenerlo come un ‘belvedere’. Di solito lo usano i camionisti. Gli addetti ai lavori non lo puliscono abbastanza». A questo si aggiunge un altro problema: «Nell’area di sosta al lato del vespasiano — spiega Gianluca Serio — staziona un camper di zingari. Fanno i bisogni per strada e buttano rifiuti. A parità, meglio il vespasiano». Punti di vista.