Bologna, 2 agosto 2010. “Bologna continua a fare memoria di un evento rimasto in gran parte avvolto nella nebbia delle inquietanti trame eversive. La dialettica sociale, che puntualmente anima il dibattito cittadino e nazionale, rimane sterile, perché prigioniera dei preconcetti di parte e non riesce – e talvolta non vuole – fare fronte comune per affiancare, in serenità di spirito, quanti hanno il compito istituzionale di cercare la verità. Questa ricerca va condotta con tutti gli strumenti disponibili e senza intoppi burocratici, per dare un nome e un volto a quanti si sono macchiati, davanti a Dio e agli uomini, di un delitto tanto infame e degradante”.

Lo ha detto monsignor Ernesto Vecchi, vescovo ausiliare di Bologna, nell'omelia della Messa in suffragio delle vittime, nella chiesa di san Benedetto.

“L’oscuramento della verità e il libero vagare delle ipotesi favorisce il permanere nella compagine sociale di forze oscure e brutali, pronte – come Caino – a spargere il sangue innocente, che ancora 'grida dal suolo verso Dio'. Se non si corre ai ripari, la discendenza di Caino continuerà a costruire la città terrena, come luogo di complicità tra le potenze oscure, sempre attive nel concepire e portare a compimento i loro infernali disegni”.

Per il vescovo, "celebrare il 30° della strage del 2 agosto, significa, doverosamente, fare memoria per non dimenticare e, con determinazione, proseguire nella ricerca della verità dei fatti, ma significa anche cogliere l'esigenza di un salto di qualità: imparare, cioè, a leggere in profondità il senso ultimo del sacrificio di questi nostri cari, che sono stati associati al Sacrificio di Cristo, morto e risorto per la nostra salvezza".