Bologna, 19 agosto 2010 - LA FRESA arriva al cuore della città poco prima di mezzogiorno: prima la traccia schizzata sull’asfalto di via San Vitale con le bombolette spray viene presa a colpi di martello pneumatico, poi la gargantuesca macchina inizia a macinare, centimetro dopo centimetro, la vecchia pavimentazione. Intanto, dentro la torre della Garisenda, l’ingegnere Raffaele Pisani e la collaboratrice Chiara Devecchi misurano l’effetto delle vibrazioni prodotte dal cantiere del Civis. Risultati? Nessuna anomalia ieri mattina dalle 7 alle tredici. I mezzi possono continuare e il cantiere avanzare fino alle Torri. Perché se gli Asinelli, con le fondamenta solidissime, non destano troppa preoccupazione, è soprattutto la Garisenda ad avere il ruolo di sorvegliata speciale.
E allora ecco perché quattro accelerometri — sensori in grado di misurare l’accelerazione sonora — sono stati fissati a varie altezze sui 48 metri ‘inclinati’ verso via San Vitale. E dagli accelerometri ai computer dell’esperto in acustica, la comunicazione ieri è stata istantanea: oscillazioni, vibrazioni, anche il movimento di un passante viene registrato nella mini centrale operativa allestita all’interno della Garisenda. «Mi serviranno almeno venti giorni — spiega Pisani — per mettere insieme i dati, confrontarli con tutti i movimenti dei mezzi d’opera che abbiamo registrato e ufficializzare che le torri non sono in pericolo».
 

ECCO, la certezza granitica della ‘salvezza’ delle torri Pisani non la dà. Ma spiega che «l’indagine richiesta si sviluppa dal piano della strada al cielo, non nel sottosuolo. E per ora non emergono, per quanto di mia competenza, dati allarmanti». La perizia sulle vibrazioni verrà poi inviata al commissario Cancellieri e, spiega Pisani, «si tratta di un monitoraggio programmato e previsto dopo lo studio d’impatto del 2002». Per tenere sotto controllo l’effetto dei cantieri, Pisani aveva anche ipotizzato l’installazione di un sensore su ogni operatore attivo nel cantiere «in modo che lo stesso potesse fermare la macchina se le vibrazioni avessero superato la soglia di guardia». Questo non è accaduto «perché di difficilissima attuazione» ma gli accelerometri «e le altre strumentazioni utilizzate si sono rivelate efficaci e non hanno mostrato alcun tipo di situazione pericolosa».
 

IL NODO è dato dal passaggio continuo dei mezzi e, in futuro, del Civis: «Ma ricordiamoci che le vibrazioni avvertite dai cittadini, quelle che per intenderci fanno tremare i vetri, sono molto meno pericolose delle vibrazioni che causano danni».
Ieri mattina il test ad hoc. Alle otto Pisani e Devecchi hanno già installato tutti i sensori. La porticina della Garisenda, aperta per un giorno, attira decine di passanti e turisti. C’è chi cerca di entrare ma gli ingegneri stoppano il flusso di curiosi. Un camion buca la ruota nel cantiere, la fresa deve attendere prima di procedere. Ergo? La misurazione parte da lontano, a duecento metri o poco più di distanza dalle Torri. Dopo le undici e trenta l’approdo proprio a un passo dalla Garisenda: la macchina inizia a mangiare la strada, Pisani osserva il touchbook dove le colonnine che rappresentano le vibrazioni raggiungono apici piuttosto alti. «Ma mai oltre la maschera di valori pericolosi», dice. E allora il cantiere può proseguire. «Ci rivediamo in settembre», dice Pisani. Scatterà una nuova rilevazione: questa volta con il cantiere chiuso ma i veicoli e i bus non più a scartamento ridotto.