Bologna, 18 settembre 2010 - Minacce, pedinamenti, aggressioni, danneggiamenti. Gli ingredienti per una storia di stalking particolarmente densa ci sono tutti e, come per la 45enne bolognese che nei giorni scorsi ha costretto i giudici ad intervenire, anche in questo caso a mettere in pratica le persecuzioni e’ una donna. Si tratta di una 44enne residente a Casalecchio, in provincia di Bologna, che ha cominciato a tormentare l’uomo di cui si e’ invaghita ed ha continuato nonostante un provvedimento di allontanamento emesso nei suoi confronti da un giudice.
 

Vittima delle persecuzioni, proseguite dal 2008 all’aprile 2009, e’ un professionista casalecchiese, padre di un compagno di scuola della figlia della 44enne.
Lei racconta che tra i due c’e’ stata una storia, lui nega. Fatto sta che la donna, sentendosi rifiutata, comincia a pedinarlo e ad inviare messaggi offensivi e intimidatori indirizzati a lui e a sua moglie: lasciando biglietti, telefonando anche a casa e registrando insulti sulla segreteria telefonica (tanto che l’uomo e’ costretto piu’ volte a cambiare utenze). Tra il novembre e il dicembre 2008, tanto per dare un’idea, la 44enne invia alla vittima 155 sms. Non solo. La 44enne danneggia l’auto dell’uomo e irrompe nel suo ufficio, danneggiando anche quello, lo strattona e gli rifila due schiaffi ed un calcio. Arriva a denunciarlo per violenza sessuale, poi ritratta. Quando a suo carico viene emesso un divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dall’uomo, la donna non si ferma. Anzi, subito dopo aver ritirato la notifica del provvedimento, la prima cosa che fa e’ andarlo a cercare e cominciare ad inseguirlo con lo scooter.

Comportamenti che costano alla donna una lunga serie di imputazioni da parte della Procura di Bologna, che apre un’inchiesta ed accusa la donna dei reati di stalking, violenza privata, minacce e ingiurie, diffamazione, calunnia e lesioni. Lei, dal canto suo, nega le persecuzioni. Il suo avvocato, invece, ha chiesto una perizia psichiatrica sostenendo che i comportamenti compulsivi della donna potrebbero avere origine da disturbi mentali capaci di determinare un’incapacita’ di intendere e di volere.
Il processo e’ ancora in corso e i risultati della perizia sono arrivati in aula lo scorso 15 giugno. Secondo il consulente d’ufficio, pur considerando alcuni precedenti di atteggiamenti compulsivi da parte della donna, la 44enne non e’ affetta da un’infermita’ tale da compromettere la sua capacita’ di intendere e di volere.