BOLOGNA, 27 SETTEMBRE 2010 - PROFESSORE, sta crescendo un movimento in città per candidare il senatore Giovanni Bersani al Nobel per la Pace. Colpisce la costanza dell’impegno, da quand’era ragazzo. ‘Il concetto di giustizia sociale’, s’intitolava la sua tesi di laurea nel ’37. Dalle cooperative contadine della Bassa all’impegno per l’Africa. Una lunga, lunghissima storia. Una ricerca coerente.
Scandisce bene le parole: «Mi ha in-can-ta-to con la storia della sua vita». Ha il tono appassionato Romano Prodi, altro grande bolognese sedotto dal mondo. L’ex premier, presidente della Fondazione per la collaborazione tra i popoli — a maggio in città l’ultimo convegno importante —, risponde al telefono di spinta, la voce è allegra e affabile. Il registro che si riserva agli argomenti che si amano.
 

Vi siete ritrovati.
«Dopo un po’ di anni ho avuto l’occasione di reincontrare il senatore Bersani, lui era nello stesso albergo dove si trovava in convalescenza mia moglie. E’ stata una nuova frequentazione, ci siamo parlati».
 

Uno scambio.
«Se c’è una persona che merita il Nobel per la Pace è lui. Ha fatto solo il bene degli altri. Se glielo danno sono felice».
C’è anche la comune passione per l’Africa, in questo giudizio. Bersani a maggio ha seguito i lavori della conferenza su ‘53 nazioni, una sola Unione’, voluta dalla fondazione di Prodi. C’è un filo che unisce. Il tema sarà riproposto l’8 e 9 ottobre al convegno del Cefa — l’ong fondata da Bersani, oggi ne è presidente onorario — a Villa Guastavillani. Il titolo immagina già una ripartenza: ‘Per una nuova stagione di cooperazione euro-africana’.
 

Il Nobel per la pace sarebbe un grande attestato anche per Bologna.
«E’ vero che un riconoscimento così dipende da mille cose. Non so se gli osservatori internazionali avranno la finezza di accorgersi di quanto è straordinaria la vita di quest’uomo».
 

Così bisogna raccontarla al mondo, spiegarla bene.
Un accenno di risata, al telefono: «Giusto, bisogna raccontarla. Basterebbe analizzare i progetti agricoli per l’Africa. Ma anche quello che già nel ’46 Bersani ha fatto per la nostra montagna. Penso ai cantieri di lavoro per la ricostruzione. Poi ha continuato sulla stessa strada. Una vita perfetta, coerente. Altro che Nobel!».
 

Il senatore nell’intervista al Carlino ha parlato degli incontri che gli hanno cambiato la vita. Amicizie con Moro e Rumor, «che venivano molto prima della politica. Era una condivisione di ragioni fondamentali nell’esperienza umana».
«Bersani è un esempio per i giovani, per l’Italia e per la città. Se penso alla discrezione che ha sempre avuto nel fare cose enormi. A quel suo modo di raccontare, ha una tale semplicità».
 

Professore, anche lei è un leader politico ascoltato dai capi africani. E’ la sua nuova vita. E con l’Africa Bologna si farà onore nel mondo, prevede il senatore Bersani, pensando anche alla fondazione Nord-Sud, tra le sue ultime imprese.
L’ex premier si schermisce: «Io sono un dilettante in materia. Non fate neanche il confronto».