Bologna, 12 novembre 2010 - IL CARLINO Bologna, nell’edizione di martedì, ha dato conto dei punteggi assegnati dalla guida ai Vini d’Italia del Gambero Rosso alle aziende dei Colli bolognesi. Punteggi ritenuti punitivi a fronte di ben altri, e positivi, risultati a livello nazionale. Francesco Lambertini, conduttore della Tenuta Bonzara già presidente del Consorzio dei vini dei colli bolognesi, ha deciso di indirizzare una lettera aperta a Daniele Cernilli, direttore della guida del Gambero.

Gentile Direttore,
chi scrive è un sopravvissuto. Un sopravvissuto (nella Guida ai Vini d’Italia) al terremoto che da un paio d’anni ha colpito l’Emilia Romagna con epicentro sui Colli Bolognesi. L’evento naturale, assolutamente non prevedibile fino a due anni fa, ha un nome, come si addice al più classico dei tifoni. Si chiama Giorgio. Ma, in questo caso, ha anche un cognome, Melandri. Dicevo, sono un sopravissuto perché la Tenuta Bonzara è una delle tre aziende ad aver mantenuto la scheda grande. La zona dei Colli Bolognesi che, sino a due anni fa contava 16 aziende in Guida (10 schede grandi e 6 piccole), l’anno scorso ne aveva 5 (4 grandi e 1 piccola) e quest’anno 6 (3 grandi e 3 piccole) e nessun vino in finale (come l’anno scorso peraltro), ma quello che sorprende è che i giudizi del “nostro” sono in netta controtendenza con la storia di questa zona e con le valutazioni delle altre Guide che non registrano un crollo di qualità nei vini bolognesi. Gambero (e Melandri) quindi sempre più voci isolate nel panorama delle Guide. Possibile che si sbaglino tutti gli altri?

Invito alla lettura di ciò che è stato scritto nelle pagine di presentazione della Guida 2010 e 2011 a proposito dei Colli Bolognesi. Guida 2010: I Colli Bolognesi sono sempre più in difficoltà e i vini di questo territorio sempre più deludenti e omologati. E’ un declino che dura oramai da qualche anno . ma che con questa edizione della Guida diventa ingombrante e vistoso relegando la zona in fondo alla classifica dei territori regionali.
Guida 2011: Nei colli bolognesi (non meritiamo nemmeno più la maiuscola, nota mia) la comunità di produttori fatica a trovare la cifra del territorio, stretta tra progetti legati ai vitigni internazionali sempre meno convincenti e l’incapacità di ragionare sul vino in termini di linguaggio. Il risultato sono in generale vini formali e poco originali, concepiti su un’idea di qualità che non fa i conti con il terroir.

Solo una chiosa. Nella mia vita un po’ ho studiato, ma forse non a sufficienza per comprendere termini come “cifra del territorio” e “ragionare sul vino in termini di linguaggio”. Mi pare che queste espressioni, ermetiche e un po’ snob, contribuiscano ad allontanare il lettore che avrebbe bisogno di linguaggi chiari per ricevere un orientamento, che è la vera funzione di una Guida. Osservo solo che Melandri ha un’idea del vino tutta personale che a mio avviso si sta sempre più allontanando da quella di chi il vino lo acquista.  Ciò detto, da sopravvissuto, dovrei accontentarmi che a me sia andata meglio che a tanti altri, ma non è questo il punto.

La verità è che non si può liquidare in questo modo una intera zona ed il lavoro appassionato di tante persone e di tante famiglie che sta dietro ad ogni bottiglia di vino di qualità, anche dei Colli Bolognesi. Si può certo discutere se di anno in anno i vini siano più o meno riusciti, ma non si possono tranciare giudizi sommari in questo modo.
I Colli Bolognesi non lo meritano e i risultati conseguiti in passato, anche sul Gambero, e l’anno scorso e quest’anno su tutte le altre guide sono lì a testimoniarlo.

Data la situazione, vorrei dare una mano a Giorgio sollevandolo dal “pietoso ufficio” dell’assaggio dei nostri vini.
Mi fermo ai box per un po’ di tempo non spedendo più i campioni per la Guida. Rientrerò in pista quando sarà cambiato il direttore d’orchestra. Tengo a precisare che questa lettera esprime unicamente il mio pensiero anche se posso assicurare che un certo malumore, determinato dallo sconcerto, è diffuso in tutta la Regione e non solo sui Colli Bolognesi Per la stima che ho nei Suoi confronti, non credo Direttore che la mia “carriera” al Gambero si concluderà con questa lettera ma, se anche così fosse, per dirla con Totò, “ogni limite ha una pazienza”. Spero invece che questo serva a porre una serena riflessione su dove vogliono andare le Guide e in particolare quella del Gambero Rosso.
I saluti più cordiali.

Francesco  Lambertini.