Bologna, 16 novembre 2010 - La politica ha deluso e i nomi in campo come possibili candidati sindaci a Bologna, a destra come a sinistra, sono inadeguati. La pensa cosi’ Alfredo Cazzola, ex patron del Motor show, della Virtus e del Bologna calcio, nonche’ ex candidato sindaco per il centrodestra alle scorse elezioni comunali, che oggi ha presentato la sua autobiografia, “A modo mio”, nella sede delle edizioni Pendragon.

Cazzola non usa parole tenere per il centrodestra, nei confronti del quale si leva il proverbiale sassolino dalla scarpa. “E’ stato imbarazzante in campagna elettorale avere alle spalle partiti che dicevano di sostenermi, mentre i loro parlamentari parlavano male di me”, stronca Cazzola. “Il centrodestra non individua mai il proprio candidato, almeno da qualche decennio. E tra i nomi in campo, non c’e’ nulla di plausibile”. Ma strali vengono spediti anche a sinistra. “Se i nomi in campo sono quelli che ho letto - scuote la testa Cazzola - allora abbiamo bisogno di molta piu’ energia, spessore e contenuti. Venturi, Merola e De Maria sono bravi ragazzi, ma sono bravi solo a dire quello che gli dicono di dire. Non hanno autonomia, a suo tempo io li definii polli da allevamento: il problema e’ che non diventano qualcos’altro, restano polli”. Per questo Cazzola lancia un appello ai bolognesi, perche’ “trovino la forza di individuare un candidato nell’area del civismo, dalla quale io mi aspetto molto, perche’ i partiti in questi anni hanno deluso tantissimo. Mi auguro si possa trovare una persona di 35-40 anni, come a Firenze, ma non faccio nomi perche’ altrimenti faccio danni”.

Ripete piu’ volte che non tentera’ di nuovo la corsa per Palazzo D’Accursio. “La mia parte l’ho svolta totalmente, correndo anche qualche rischio - spiega l’imprenditore - non mi ricandidero’ a sindaco, i bolognesi mi hanno gia’ bocciato”. Anche se la situazione attuale “mi conferma che non sbagliavo quando individuavo alcune problematiche di questa citta’”. Bologna, analizza Cazzola, “non e’ cosi’ nettamente divisa come si pensa, tra destra e sinistra. Tanti anni fa qui fu brevettato lo straordinario sistema del consociativismo, per cui il partito dominante, che oggi cosi’ dominante non lo e’ piu’, individuava il sindaco che rappresentasse le esigenze di tutti, mentre l’opposizione metteva in campo uno sparring partner. Anche Giorgio Guazzaloca lo era - affonda il colpo Cazzola - anche se per sbaglio all’ultimo minuto ha dato un cazzotto a chi doveva vincere. Ma poi e’ tornato subito nei ranghi. Io invece sono stato un problema, perche’ non sono stato uno sparring partner”.

Cazzola invita poi il prossimo sindaco a fare una scelta coraggiosa. “Basterebbe fare una radiografia di tutte le ricchezze e le proprieta’ del Comune, per capire che con una piccola percentuale di queste disponibilita’ si possono risolvere molti problemi. Il problema e’ che ci sono tante sedie per tante persone che rappresentano la casta politica- afferma Cazzola- su cui si potrebbe risparmiare”.

Nelle oltre 200 pagine di autobiografia, Cazzola ripercorre i suoi 60 anni di vita seguendo un filo comune: la grande intraprendenza che fin da ragazzo lo ha caratterizzato. Ricorda l’infanzia alla Bolognina, quando a due anni perse il padre. Racconta degli anni passati nel nord Europa, tra Svezia, Danimarca e Germania, una volta raggiunta la maggiore eta’, mantenendosi con alcuni lavoretti. Ripercorre le tappe del suo successo, una volta tornato alla Bolognina, quando, seduto a un bar con un suo amico, appena ventenni, inventarono assieme la societa’ di allestimenti fieristici. La prima esperienza professionale, che lo porto’ al successo nel giro di otto anni.  Poi venne la Promotor, il Motor show e l’impegno in campo sportivo, prima con la Virtus e poi con il Bologna calcio. 

Infine, l’esperienza politica. “Questo libro arriva alla fine di un percorso - riassume Cazzola - sono tutte esperienze che ho concluso e mi sono preso una pausa per i miei 60 anni”. Ma e’ anche l’occasione per mettere qualche puntino sulle ‘I’. “In campagna elettorale ho notato che i bolognesi avevano una percezione parziale delle mie attivita’, quasi distorta. I salotti bolognesi, piu’ che la stampa, hanno riempito le pagine della mia vita senza sapere nulla, stravolgendola per mancanza di informazioni. Nel libro non mi tiro mai indietro dall’esprimere giudizi, commenti e dal fare nomi”. I diritti d’autore del libro saranno devoluti da Cazzola al dottor Fabio Munari, per la realizzazione di un progetto dedicato al reparto protetto di radioterapia metabolica. Lo stesso Cazzola e’ stato in cura nei primi mesi di quest’anno per un carcinoma alla tiroide. “Ho capito- spiega- che anche se il livello della nostra sanita’ e’ eccellente e’ bene dare un aiuto, se si puo’”. 
 

 

DELBONO E CINZIA-GATE

“Considero le dimissioni di Flavio Delbono una mia vittoria, perche’ non lo ritenevo il candidato giusto. Ma abbiamo perso tutti da questa vicenda”. Dopo dieci mesi dal terremoto politico che ha sconvolto Bologna, Alfredo Cazzola torna a parlare delle dimissioni del cosiddetto “sindaco breve”, alla cui caduta l’imprenditore diede un contributo decisivo. E lo fa presentando la sua autobiografia, “A modo mio”, nella quale l’ultimo capitolo e’ dedicato proprio alla campagna elettorale dello scorso anno e al Cinzia-gate. Nel suo libro, Cazzola riserva duri attacchi alla Procura di Bologna e in particolare al pm Luigi Persico, che chiese l’archiviazione per la prima inchiesta avviata su Delbono e Cracchi. Cazzola definisce “sorprendente” che piazza Trento e Trieste abbia a suo tempo aperto due indagini, in seguito alla denuncia dello stesso imprenditore: una con Cazzola indagato, dopo la querela di Delbono, e la seconda contro ignoti. “Il fatto pare incredibile”, commenta Cazzola nel libro. E qualche riga dopo aggiunge: “Dopo il caso del ‘corvo’, questo comportamento della Procura sul caso Cracchi mi confermo’ il giudizio che mi ero fatto sul ruolo del dottor Persico in tutta la campagna elettorale per l’elezione del sindaco di Bologna”. Insomma, i conti tra Cazzola e il magistrato non sembrano ancora chiusi. Qualche paragrafo dopo, l’imprenditore ricorda che quando “Persico stava per fare i bagagli” dalla Procura di Bologna, “ma come ultimo atto, oltre a chiedere l’archiviazione della querela di Delbono contro di me (atto dovuto, in quanto era stata ritirata) si affretto’ a chiedere l’archiviazione dell’indagine contro ignoti su Cracchi-Delbono”, perche’ dai documenti della Regione e dalle testimonianze di Cinzia “non emergeva alcun indizio di conferma delle mie denunce”.

Nel suo libro Cazzola contesta ancora una volta l’operato del pm. “Persico di fatto scrisse un parere non richiesto che lasciava intendere addirittura che mi era andata bene. Insomma, si faceva intuire che se ci fosse stato il processo, io sarei stato condannato per diffamazione. Tutto cio’- ricorda Cazzola- accadde senza che nessuno si alzasse a protestare, nonostante una formula di richiesta di archiviazione come quella firmata da Persico, corredata di commenti, fosse inusuale e addirittura proibita da alcune sentenze della Cassazione”. Cazzola insiste: “In barba a ogni riservatezza, questo atto della Procura fini’ su tutti i quotidiani e si mise a suonare sempre la solita musica: Delbono e’ stato magnanimo e Cazzola fa la solita figura”. Dal canto suo, racconta l’imprenditore, “io ero fuori di me, ben sapendo che cio’ che stava passando come la verita’ era invece l’esatto contrario”.  Il gip pero’ respinse la richiesta di archiviazione e il Cinzia-gate deflagro', portando Delbono alle dimissioni. O, come riassume Cazzola, “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”.

Da allora, l’imprenditore non ha piu’ avuto nessun contatto ne’ con Delbono ne’ con Cracchi. E oggi spiega: “Sono arrivato in modo casuale a contatto con una realta’ che non immaginavo. Se uno e’ un amministratore scorretto e un altro denuncia questa cosa, le strade giuridiche sono due: o si ascolta la denuncia o si evita di farlo. Io ho visto entrambe le strade e mi ha fatto piacere, perche’ vuol dire che in questo Paese c’e’ ancora la speranza che la giustizia funzioni”. Poi aggiunge: “Il commissariamento e’ una grande onta per la nostra citta’. E mi sono meravigliato nel vedere tanti bolognesi felici e contenti per il commissario”.