Bologna, 3 dicembre 2010 - Un anno, sette mesi e 10 giorni: e’ questa la pena proposta dai legali dell’ex sindaco Flavio Delbono (con l’assenso del pm Morena Plazzi) per il primo filone del Cinzia-gate. Il tutto in un’udienza lampo, durata circa mezz’ora. Il gup Bruno Perla comunichera’ la sua decisione il 31 gennaio, giorno in cui si svolgera’ il rito abbreviato per Luisa Lazzaroni.

La richiesta degli avvocati di Delbono e’ legata al fatto che Delbono ha gia’ risarcito il danno: 20.000 euro e rotti di danno patrimoniale e oltre il doppio per danno d’immagine e interessi, per un totale di poco meno di 50.000 euro, gia’ versati alla Regione Emilia-Romagna (che ora dovra’ esprimersi, se ne volesse di piu’ questa cifra sarebbe un acconto). All’uscita dall’aula, gli avvocati Paolo Trombetti e Gaetano Insolera hanno consegnato ai cronisti una lettera che Delbono scrive alla citta’.

 

LA LETTERA ALLA CITTA'

«Vorrei gridare a testa alta la mia totale e assoluta estraneità ad accuse che ancora gravano su di me. Non ho ostacolato la giustizia nè arrecato alla Regione i danni economici nella misura che mi viene attribuita. Dei miei errori, per i quali chiedo scusa alla città, ho pagato il prezzo politico dimettendomi a febbraio; ho pagato il prezzo economico risarcendo la Regione, danno di immagine incluso; pago il conto con la giustizia patteggiando una condanna». È quanto scrive in una lettera alla città, l’ex sindaco Flavio Del Bono che in tal modo cerca di fare alcune riflessioni «su una vicenda personale, drammatica e dolorosa, che ha purtroppo segnato anche la vita della nostra città» ricordando che «il tempo è più galantuomo di tanti frettolosi e interessati inquisitori mediatici e dimostrerà la reale dimensione degli avvenimenti che mi hanno travolto».

L’ex sindaco ricorda che «c’è una inchiesta in corso che mi vede indagato di corruzione, un’accusa tanto infamante quanto infondata. Non ho mai preso mazzette. Ho vissuto quindici anni di esperienza politico-amministrativa con spirito di servizio mettendo a disposizione le mie compentenze di economista, onorato di servire la mia regione e la mia città». Nella sua lettera Del Bono tiene a ricordare: «Bologna nel mio breve mandato non è stata amministrata da un sindaco corrotto e mi auguro che la verità emerga rapidamente. Non sono la mela marcia della politica locale». E anzi aggiunge che «nonostante il fiume di illazioni infondate, spesso in malafede, magari apparentemente verosimili nelle circostanze ma false nelle conclusioni, vorrei tranquillizzare i bolognesi e i tanti amici e collaboratori che hanno contribuito alla straordinaria vittoria delle scorse elezioni. Non avete votato e sostenuto un bandito o un corrotto ma un uomo che ha cercato di operare al meglio nel governo locale senza timori reverenziali nei confronti dei piccoli e grandi poteri. Forse anche questa indipendenza e autonomia al servizio esclusivo dei cittadini non è stata gradita da tutti. Non evoco complotti nè mi propongo come vittima; voglio solo segnalare come la mia vicenda e la mia persona siano state oggetto di un vero e proprio massacro».

Sulle sue dimissioni da sindaco, Del Bono ha spiegato che, così facendo, ha voluto «evitare un disagio alla città perchè ero consapevole che ogni decisione sarebbe stata filtrata attraverso una lente deformante. Mi sono dimesso anche perchè ingannato come molti dalla possibilità di un voto rapido che limitasse la durata del commissariamento vista l’ovvia inadeguatezza di una gestione ordinaria rispetto alle grandi sfide che attendono da tempo la nostra comunità». Del Bono si rende anche conto che «dire tutto questo oggi può apparire contraddittorio con la decisione di patteggiare questa mia vicenda giudiziaria. Patteggiare equivale ad un’ammissione di colpevolezza. Per quel che mi riguarda ciò è vero solo in parte. In realtà su questa decisione hanno pesato, da un lato, il rischio che i tempi lunghi dell’iter giudiziario possano ulteriormente compromettere la mia fisionomia professionale dovendo inoltre sostenere i costi non solo economici di un processo; dall’altro la volontà di restituire rapidamente un pò di serenità ai miei cari». «Finire in un’inchiesta come quella che mi ha colpito -prosegue- significa anche trovarsi a scegliere tra inseguire una verità più aderente ai fatti, rischiando un disastro professionale, economico e personale, oppure adattarsi ad un patteggiamento che mi rovescia addosso molte più colpe di quelle che ho». Infine Del Bono riconosce «di avere commesso due errori imperdonabili come persona prima ancora che come amministratore: ho mischiato per un periodo la mia attività pubblica con la mia sfera privata e non ho compreso in tempo il cinico opportunismo di chi era parte di quella sfera».

 

LA REPLICA DI CINZIA: 'DELBONO FA LA VITTIMA' 

“Sono basita: lui ne esce da vittima; in questo modo, come sempre, e’ colpa degli altri, del cinismo che aveva intorno. Eppure e’ lo stesso uomo che disse che non si sarebbe dimesso da sindaco neanche se lo rinviavano a giudizio”. Cinzia Cracchi, ex compagna di Flavio Delbono, colei che con le sue rivelazioni ha portato all’avvio di un’inchiesta e alle dimissioni del primo cittadino, commenta cosi’ l’ennesimo capitolo del Cinzia-gate: la richiesta di patteggiare la pena da parte dei legali di Delbono e soprattutto la lettera aperta alla citta’ dell’ex sindaco. E’ proprio quella che la lascia turbata. Ne’, meno tenera, e’ con il Pd che chiede rispetto e non accanimento su Delbono. “Un atteggiamento berlusconiano”, e’ la stilettata di Cracchi alla presa di posizione del segretario democratico Raffaele Donini. Per lo piu’, Cracchi vorrebbe mordersi la lingua. Ma e’ dura resistere.

“Delbono lamenta il cinismo? Se non fossimo arrivati a dove siamo oggi, sarei ancora nelle sue mani, deciderebbe lui tutto per me, dove lavoro, quanto prendo...”. E quanto a cinismo, “quale migliore occasione, se non oggi” per scrivere la lettera aperta alla citta’, “per dire che quel che ha fatto lo ha fatto per il bene della citta’... Comunque le parole non costruiscono nulla, ognuno le puo’ usare come meglio crede e lui le usa in questo modo”, allarga le braccia l’ex funzionaria di Regione e Cup. Allo stesso modo, “che altro dovrebbe dire Donini? Loro hanno candidato Delbono. Mi chiedo pero’ di che rispetto parli: prima di volerlo, lo si dovrebbe dare”.

Nessun commento invece sull’entita’ della pena suggerita dai legali di Delbono. Cracchi non si dice contenta dell’ipotesi che Delbono sconti una pena piu’ lunga del periodo in cui ha indossato la fascia tricolore. Semmai, rinvia le sue valutazioni. “Non e’ ancora finita - dice Cracchi - prima di tirare le somme si deve vedere bene cosa succedera’, cosa decideranno i magistrati. Io di certo, per ora non sto qui ad accanirmi. Vengo si’ tirata in ballo, ma ricordo che le rivelazioni furono di Cazzola. E comunque se Delbono non si era accorto del cinismo che aveva intorno si vede che in tutta la sua vita non si e’ accorto di quel che gli capitava intorno”.

 

L'UNIVERSITA': 'ATTENDIAMO GLI SVILUPPI'

In relazione alle notizie riportate dalle agenzie di stampa sull’udienza preliminare del processo che vede coinvolto il professore Flavio Delbono, l’Università di Bologna in una nota afferma: «L’Ateneo segue con attenzione gli sviluppi della vicenda penale e rimane in attesa di conoscere quali saranno i provvedimenti dell’autorità giudiziaria. In relazione ad essi si provvederà ad avviare tempestivamente ogni iniziativa di competenza».

 

DELBONO E LAZZARONI ASSENTI IN AULA

Era cominciata alle 9.40 al Tribunale di Bologna l’udienza preliminare per il primo filone del Cinzia-gate, che vede imputati l’ex sindaco Flavio Delbono e l’ex assessore Luisa Lazzaroni. Nessuno dei due imputati si e’ presentato.

Al loro posto, i legali Paolo Trombetti e Gaetano Insolera per Delbono e Guido Magnisi per Lazzaroni. Presente anche Mariano Rossetti per la Regione Emilia-Romagna, che si costituisce parte civile nel processo. L’udienza si svolge nell’ufficio del gup Bruno Perla, al primo piano della sezione gip del Tribunale di Bologna.

“È vero che c’e’ gia’ un patteggiamento concordato?” avevano chiesto i cronisti all'entrata di Trombetti e Insolera in Tribunale. “È difficile, dal momento che l’udienza e’ oggi”. In ogni caso, “ne parleremo all’uscita” aveva aggiunto Trombetti.