Bologna, 14 dicembre 2010 - IL TEMPO passa e il Bologna è sempre alla deriva. Con il rischio di affondare definitivamente — fallendo — insieme a Sergio Porcedda. Che continua a tenere sbarrata la porta davanti a Intermedia e all’offerta di acquisto del club lanciata domenica da un pool di imprenditori. Anche ieri il sardo ha deciso di snobbare i messaggi ufficiali firmati da Giovanni Consorte, tant’è che il presidente della banca d’affari è stato chiarissimo: «Non abbiamo ricevuto alcuna risposta da Porcedda, evidentemente non vuole trattare con noi. Se ci sono delle serie e valide alternative al nostro progetto — osserva — è il momento che si facciano avanti». Tradotto: questo proprio non ci vuole vedere. In realtà, un summit, non si sa se informale o con notai al seguito, potrebbe anche esserci domani a Firenze, mentre Porcedda sbandiera di essere impegnato, magari all’opera per trovare una via di uscita alternativa, come un generoso finanziatore che lo aiuti ad azzerare i debiti. «Lasciatemi lavorare, sono con un commercialista», le sue parole, non si sa quanto sincere, visto che da settimane non riesce a risolvere i problemi di liquidità: il 15 novembre non pagò gli stipendi alla squadra e da allora è passato un mese.
 

CERTO è che il tempo passa e la vita del Bologna non è infinita. Il consiglio di amministrazione della società è fissato per il 29 dicembre, ultimissimo passaggio prima del fallimento. Quel giorno dovrà esserci al timone qualcuno con in mano le risorse per ripianare i debiti rimettendo subito in moto la macchina, ricostituendo il capitale sociale e garantendo la gestione futura. Da qui al 29 manca poco e se Porcedda non si sbriga a trattare potrebbero esaurirsi i tempi tecnici per permettere a una nuova società — quella della cordata Consorte (anche lui partecipa all’operazione, spiega, ma a titolo personale e non con Intermedia Finance) — di essere operativa definendo le quote da ripartire tra i soci.
 

SUL FRONTE delle risorse, il team raccolto da Consorte e nato attorno al re del caffè Massimo Zanetti avrebbe pronti 11,5 milioni di euro, necessari per sistemare i debiti (6,6 a carico del sardo, il resto, 3 milioni, sulle spalle della famiglia Menarini), sarebbe in grado di arrivare a breve a 18,5 e intanto ha le porte aperte ad altri finanziatori. In più, il perito sguinzagliato da Intermedia in Sardegna, avrebbe già individuato un immobile di Porcedda da acciuffare per far rientrare i 6,6 milioni che mancano dalle casse rossoblù.
 

LA GIORNATA di ieri, ha visto il ‘comitato’ degli imprenditori alzare la voce, in una nota, sottolineando l’intenzione «rispetto ai tentativi di ostacolare la trattativa con la proprietà del Bologna», di prendere «le iniziative del caso a difesa della trattativa al fine di salvaguardarne il buon esito». Il riferimento è a cordate alternative o a mosse orchestrate da altri imprenditori, come Vittorio Casale, l’immobiliarista. Che ribatte: «Da parte mia non c’è mai stata nessuna azione di disturbo. Io ho fiducia in tutto quello che fa Claudio Sabatini: è una persona seria che non si lascia andare ad avventure». Un commento, infine, arriva dal presidente di Unindustria, Maurizio Marchesini: «Spero che non ci siano difficoltà dell’ultimo minuto e nessun ostacolo al salvataggio». E’ soddisfatto, poi, per la risposta degli imprenditori bolognesi, anche se «continuo a esprimere un po’ di perplessità per la città, che riesce a dividersi su una cosa importante come questa». Il suo compito da presidente è di far sì «che non ci siano divisioni al nostro interno». Nel caso specifico, però, nota la nascita «di due cordate in antitesi e non conciliabili, nonostante tutti i tentativi. E quando le posizioni non si sanano vuol dire che ci sono due posizioni che non si sanano, non una sola».