Bologna, 10 gennaio 2011 - Il freddo, gli stenti, l’indigenza sono quasi certamente all’origine della morte di un neonato, deceduto il 5 gennaio in ospedale, al S.Orsola di Bologna, dov’era stato portato in gravi condizioni il giorno precedente dai sanitari del 118 che lo avevano soccorso in Piazza Maggiore. Aveva solo venti giorni di vita.

Insieme a lui sono stati soccorsi e ricoverati - ma le loro condizioni non destano preoccupazione - un altro neonato, gemello del piccino morto, e una sorellina più grande, di circa un anno e mezzo. Il piccolo Devid Berghi, questo il suo nome, figlio di una coppia di italiani senza fissa dimora, viveva con i genitori e i fratellini un po' per strada, sotto i portici, un po' in alcuni luoghi pubblici come, da qualche giorno, la Sala Borsa adiacente la piazza in cui è stato soccorso il 4 gennaio.

Ora, insieme al dolore e alla tristezza per l’accaduto, in città ci si chiede come mai una famiglia in condizioni così precarie sia stata lasciata allo sbando, addirittura appena venti giorni dopo il parto dei due gemelli. Per stabilire le cause del decesso sarà effettuata sul corpicino del piccolo Devid l’autopsia. Intanto i sanitari del S.Orsola tengono monitorati l’altro gemellino e la sorellina più grande.

 

CANCELLIERI: 'LA FAMIGLIA RIFIUTO' AIUTI. ORA TOCCA ALLA MAGISTRATURA'

"Noi abbiamo ricostruito la vicenda. Ora c’e’ la magistratura che fara’ un’indagine. Se ci sono responsabilita’, usciranno". Questo il commento del commissario Anna Maria Cancellieri al termine del breefing a Palazzo d'Accursio sulla triste vicenda di Devid. Alla domanda se i servizi sociali avrebbero potuto fare di più, il commissario ha risposto: "Se fossimo stati a conoscenza della situazione avremmo potuto. Non c’e’ stato un incontro tra le esigenze del Comune e quelle dei bambini. La madre ha fatto di tutto per impedire questo incontro".

Cancellieri, insieme al subcommissario Raffaele Ricciardi e al capo dipartimento dei servizi alle famiglie Maria Grazia Bonzagni, ha ricostruito, appunto, la storia della donna, la cui situazione e’ nota al Comune dal 2001. Da quell’anno la donna ha avuto cinque figli con tre uomini diversi. "Questo e’ l’epilogo di una vicenda tristissima, di una povera donna che ha sempre avuto un bisogno disperato di aiuto, e l’ha sempre rifiutato". L’ultimo rifiuto, in giornata, quando il gemellino di Devid, e la sorellina di un anno e mezzo, dimessi dall’ospedale, sono stati trasferiti in una struttura protetta, dove la madre, ha spiegato il commissario, non ha voluto seguirli neppure questa volta.
 

Il commissario aveva già parlato della vicenda all'uscita dalla Prefettura dove si era tenuto il Comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico: "Non risulta avesse mai chiesto di dormire all’interno delle strutture del Comune". Cancellieri aveva assicurato che l'amministrazione stava facendo accertamenti e che la morte del piccolo "potrebbe essere stata determinata da altri fatti".

"Di certo - aveva aggiunto il Commissario - c’e’ che e’ una poveraccia che non ha mai chiesto asilo e alloggio al Comune e ha una casa. E’ stata sentita, vista, non e’ che la citta’ non si sia accorta. Anzi spesso le hanno domandato se aveva bisogno di qualcosa e lei ha sempre rifiutato tutto”. La Cancellieri si era detta rammaricata perché "avremmo potuto aiutare anche ampiamente”. La donna, secondo il racconto del commissario, era stata avvicinata "sia quando e’ andata a quel pranzo a San Luca” per Capodanno, “sia in sala Borsa”. Ma aveva sempre rifiutato e il commissario fa notare quanto sia problematico assistere chi non voglia. Ora "stiamo facendo tutti gli accertamenti possibili immaginabili, anche sugli aspetti sanitari, con la Regione...". Palazzo D’Accursio ha cominciato gli accertamenti anche sull’alloggio in via delle Tovaglie dove la donna sarebbe domiciliata.

 

 

BRANDOLI (SETTORE SOCIALE DEL COMUNE): 'DIFFICILE AIUTARLI SE SI RIFIUTANO'

"La famiglia era stata intercettata dal servizio mobile negli ultimi giorni dell'anno - racconta Monica Brandoli del Settore sociale del Comune di Bologna - e il 31 dicembre erano a cena nella struttura di via Capo di Lucca: e' stato loro offerto un posto per dormire, ma hanno riferito di avere una casa". La famiglia era conosciuta dai servizi sociali. Oltre ai tre bambini che sono stati soccorsi lo scorso 4 gennaio, la donna aveva altri due figli che sono stati dati in affido. "La donna era seguita dal servizio sociale di Santo Stefano - continua Brandoli - ma non aveva mai riferito di non avere una casa". Forse per la paura di vedersi togliere anche gli altri figli? "Il problema e' che lavoriamo per pezzetti e non c'e' comunicazione tra i diversi servizi - prosegue - inoltre e' molto difficile fare controlli e se la famiglia rifiuta l'aiuto non abbiamo strumenti legali per intervenire".

I due gemellini erano nati poco prima di Natale. All'ospedale i medici non hanno ritenuto di dover allertare i servizi sociali. "La valutazione spetta a loro - conclude Brandoli - che, in caso di poverta' della famiglia, mancanza di una casa e impossibilita' di accudire in modo adeguato i bambini, devono farne denuncia alla Procura che poi allertera' i servizi sociali". In questo caso, non c'e' stata nessuna denuncia.

 

 

UN TESTIMONE: 'IL BIMBO NON RESPIRAVA PIU''

"I genitori continuavano a dire che il bambino aveva mangiato e non era denutrito. La madre piangeva e il padre, visibilmente non lucido, teneva in braccio il piccolo in modo strano, come se fosse un oggetto": è commosso il farmacista, ricordando i minuti precedenti all'arrivo dell'ambulanza che ha soccorso il 4 gennaio scorso il piccolo Devid, il neonato di appena venti giorni poi deceduto in ospedale, probabilmente a causa del freddo e degli stenti patiti durante la vita in strada con la famiglia.

Il testimone di quei tragici attimi lavora nella Farmacia Comunale che si affaccia su Piazza Maggiore, nel centro di Bologna. Il farmacista ha raccontato di essere stato avvisato da un passante del fatto che c'era un bambino che stava male. Dopo essersi accertato che era stata già chiamata l'ambulanza ha vissuto con apprensione l'arrivo dei soccorsi. "Il bambino - racconta - stava malissimo, non respirava. Il padre mi ha seguito più volte dentro e fuori dalla farmacia. Con lui non si poteva parlare. Non era lucido. Voleva passarmi il piccolo e lo ha appoggiato addirittura sul bancone della farmacia come se fosse un oggetto, poi lo ha ripreso. Quando ho richiamato l'ambulanza ho visto i soccorsi arrivare di fronte alla farmacia". Poco dopo i soccorsi, ha ricordato ancora il farmacista, si è presentato un signore come "il nonno del bambino" chiedendoci "di tenere in custodia il passeggino. Cosa - ha concluso - che non potevamo fare".

 

 

L'OSPEDALE HA GIA' SVOLTO UN'AUTOPSIA DI CARATTERE AMMINISTRATIVO

L’ospedale Sant’Orsola ha già svolto un’autopsia di carattere amministrativo, il cosiddetto riscontro diagnostico, sul corpo del piccolo Devid. L’atto verrà acquisito dalla Procura. Il pm Alessandra Serra, che si occupa del caso, ha dato una dettagliata delega alla Squadra Mobile, che si è già mossa per acquisire tutta la documentazione del caso, a partire appunto dal riscontro diagnostico, che dovrebbe stabilire le cause di morte.

Gli esiti del riscontro dovrebbero essere noti domani. Come accade di routine in situazioni che hanno bisogno di un approfondimento, pur trattandosi di un decesso per cause naturali, e’ stata fatta l’autopsia amministrativa. L’ approfondimento si e’ reso necessario da parte dell’ospedale visto che non e’ possibile con un bambino di venti giorni fare un’anamnesi, cioe’ la raccolta di informazioni dal paziente per formulare la diagnosi.

 

 

LA PROCURA INDAGA SULLA VICENDA

La Procura di Bologna indaga sulla vicenda del neonato morto. Il procuratore aggiunto Valter Giovannini ha aperto un fascicolo di atti relativi al decesso del piccolo.

Al momento si tratta di un’inchiesta solo conoscitiva, quindi non ci sono indagati, né un'ipotesi di reato: verra’ acquisita documentazione, sia quella ospedaliera che quella dei servizi sociali, e si cerchera’ di capire cosa e’ successo. L’inchiesta e’ stata affidata al pm Alessandra Serra, che fa parte del pool dei magistrati che si occupano dei reati contro le 'fasce deboli'.