Bologna, 11 gennaio 2011 - Il piccolo David Berghi sarebbe stato ucciso da una broncopolmonite che ha determinato una grave insufficienza cardio-respiratoria. E' questa l'ipotesi piu' plausibile per Franco Walter Grigioni, direttore dell'Unita' Operativa di anatomia, istologia patologica del Policlinico Sant'Orsola di Bologna che ha eseguito il riscontro diagnostico sul corpo del neonato. Mancano ancora alcuni risultati delle analisi, ma si tratterebbe di dettagli che di fatto non sposterebbero il quadro. Il freddo e' stato concausa, perche' di fatto le temperature rigide favoriscono l'attacco virale e abbassano le difese immunitarie.

 

GENITORI ASCOLTATI IN QUESTURA: 'SIAMO UNA FAMIGLIA NORMALE'

Sono stati sentiti questa mattina in Questura i genitori del piccolo Devid, il neonato di 20 giorni morto di polmonite al Sant'Orsola il 5 gennaio scorso. La loro audizione, come persone informate dei fatti, è stata svolta dalla Squadra mobile, che ha ricevuto ieri una delega molto dettagliata dalla Procura perché si faccia chiarezza su ogni passaggio di questa vicenda.

I due si sono descritti come una famiglia normale che cerca di tirare avanti nonostante le difficoltà. Ai poliziotti hanno ribadito di avere una casa (in via delle Tovaglie, ndr) e di pagare regolarmente bollette e affitto. I due hanno spiegato di vivere di lavoretti, in nero, lui come muratore. A loro darebbe una mano economicamente anche un nonno. Le due versioni, raccolte separatamente, sono risultate uniformi.

I due hanno spiegato di non essersi accorti di malesseri del bambino nei giorni precedenti al ricovero d’urgenza. Che il piccolo stava male sarebbe diventato evidente solo poco prima che venisse chiamato il 118. Ora gli inquirenti dovranno verificare il loro racconto. In primo luogo il reale utilizzo di quella casa in via delle Tovaglie. Molti vicini hanno raccontato di non vederli lì da tempo, e nella casa sarebbe residente anche un cittadino nordafricano, marito della donna (che non è padre di nessuno dei suoi figli). Un uomo sposato, è il sospetto degli inquirenti, per permettergli di ottenere il permesso di soggiorno. Il proprietario di quell’immobile non vuol fornire dettagli e si riserva di parlare degli inquilini solo con gli inquirenti.

I genitori di Devid, poi, hanno trascorso una parte del loro pomeriggio proprio in piazza Maggiore, dove, alcuni giorni fa si e’ consumata la loro tragedia. Sergio e Claudia stavano seduti sui gradini del portico di piazza San Petronio. Ai giornalisti ed alle telecamere che hanno provato ad avvicinarli hanno risposto con insulti: "Non posso neanche più andare in giro per Bologna", ha osservato, alterata, la madre. Dopo, insieme ad alcuni amici, sono saliti su un autobus e se ne sono andati.

 

LA PROCURA: ANCORA NESSUN INDAGATO

In Procura, il caso è seguito con la massima attenzione. Il fascicolo, aperto ieri e affidato al pm Alessandra Serra, è e rimane solo conoscitivo, senza indagati e senza ipotesi di reato. La priorita’ dei magistrati, si sottolinea in piazza Trento e Trieste, e’ capire cosa e’ successo. Il procuratore aggiunto Valter Giovannini, che ieri mattina si e’ mosso subito, afferma: “Scandaglieremo con il massimo scrupolo ogni piega della vicenda. Comunque non deve essere dimenticato che, in generale, il dovere primario di tutela del minore deve essere esercitato prima di tutto dai genitori, anche solo chiedendo aiuto o assistenza”. Nelle prossime ore i magistrati analizzeranno sulle condotte tenute da tutti i soggetti che hanno avuto parte in questa vicenda, pubblici e privati.

 

CANCELLIERI: 'BASTA SCIACALLAGGIO POLITICO'

Smentisce che le circostanze che hanno portato alla morte di Devid, il neonato deceduto per una crisi respiratoria dopo essere stato soccorso con i genitori e i fratelli in piazza Maggiore, siano in qualche modo collegate al decentramento dei servizi sociali varato dalla giunta Cofferati. Ma, di certo, il commissario di Bologna, Anna Maria Cancellieri, intende rimettere mano a quella riforma.

“Che il decentramento produce degli errori lo vado dicendo da sei mesi, ci metto la firma”, sentenzia, annunciando di voler rimettere in discussione il sistema. “Prima di lasciare l’amministrazione, lascero’ una riforma in questo senso”, promette. “Abbiamo avuto problemi con gli anziani e disparita’ di trattamento tra gli assistiti di un quartiere e quelli di un altro. Siamo d’accordo tutti: e’ sbagliato cosi’ com’e’, ci stiamo lavorando e gli uffici hanno gia’ ripreso alcune situazioni, ma non possiamo dire che e’ colpa del decentramento se il bambino e’ morto”, chiarisce Cancellieri. Semmai, prova a riscostruire il commissario, “e’ mancato quel momento di contatto con la mamma che facesse capire agli uffici che c’era bisogno di intervenire”. Ma “e’ colpa delle persone che non hanno capito o della capacita’ della madre di sottrarsi ad un giudizio di questo genere?”, si chiede Cancellieri, ricordando che la mamma di Devid “ha avuto due contatti nel 2010, in cui non ha detto di essere in stato interessante”.

"Credo che sarebbe giusto in questo momento raccoglierci attorno al bambino morto e non fare opera di sciacallaggio, mettendo in mezzo questioni che possono essere politiche o parapolitiche", scandisce il commissario, tornata in Comune al termine del cda del Teatro Comunale. "Quello che conta e' che il bambino e' morto e che non siamo stati in grado di capire che aveva bisogno di noi. Se non siamo stati in grado perche' non eravamo capaci o perche' non c'erano le condizioni, lo dira' qualcun'altro", taglia corto il commissario.

Quanto alle circostanze che hanno portato alla morte di Devid, Cancellieri spiega: "E' una tragedia nata da tanti fattori, soprattutto dall'ignoranza e dalla paura. I genitori avevano paura, e il padre lo ha anche dichiarato, che i bambini gli venissero sottratti. Quindi hanno fatto tutto quello che potevano per non farsi seguire", respingendo le proposte di aiuto ricevute in Sala Borsa e alla cena della Caritas del 31 dicembre. Gli operatori della Caritas che hanno chiesto loro se sapevano dove andare "non si sono allertati, perche' vuol dire che non c'erano le condizioni", ipotizza il commissario di Bologna.

"Ci troviamo di fronte ad una determinazione dei genitori - constata Cancellieri - si sarebbe potuti intervenire comunque? Certo, se si fosse visto qualcosa di irregolare. Ma azioni di forza vanno fatte su ordine della magistratura o su segnalazione del medico, ci vuole un discorso di base che non c'e' stato. Siamo certi che erano davvero per strada? L'unica cosa vera e' che questo bambino e' morto". Insomma, "la cosa e' complessa", ricorda Cancellieri.  "Non voglio ne' giudicare ne' assolvere, perche' non e' un compito che mi spetta - afferma - noi come uffici abbiamo fatto un'analisi rigorosa di quello che e' accaduto e abbiamo riferito al magistrato e quindi serenamente aspettiamo che il magistrato faccia la sua parte".

Per il resto, e' "facile accusare dopo". Certo, ammette Cancellieri, restano tante domande senza risposta. "Qualcuno non ha visto? Ma poteva vedere? Per questo chiedo un grande equilibrio, perche' tutto questo e' frutto di tanta paura. Perche' se i genitori avessero chiesto aiuto avrebbero avuto di tutto e di piu'. Gli e' persino stata offerta una casa. Su tutto verra' fatta la massima chiarezza", conclude Cancellieri.

 

LA PROCURA DEI MINORI: 'NESSUNA SEGNALAZIONE DAL COMUNE'

La procura dei minori dice di aver appreso la notizia della vicenda di David solo ieri mattina alle 8.30 circa, via fax, dai servizi sociali del Policlinico Sant’Orsola. A tutt’oggi dal Comune di Bologna non e’ arrivata alcuna segnalazione. In ogni modo il procuratore capo Ugo Pastore ha già depositato un ricorso urgente al Tribunale dei Minori per la messa a tutela di tutti i figli della donna. Il tribunale dovrebbe decidere in 24-48 ore. Devid, il suo gemellino, e la sorellina di venti mesi (figlia di un altro padre) non erano mai stati segnalati alla Procura minorile. Diversa invece la situazione precaria degli altri due figli (10 e 7 anni), avuti da una precedente unione, che era nota dal 2005.

"Due anni fa quando arrivai a Bologna dissi che i servizi sociali non funzionavano - ha detto il procuratore Pastore - il decentramento senza investimenti depotenzia il lavoro. Dissi che c’era un modello di welfare inadeguato, che bisognava razionalizzare il servizio di protezione". Quanto al fatto che la famiglia non avesse chiesto aiuto "e’ un approccio culturale sbagliato - ha rimarcato - e’ doveroso offrire dei servizi, ma se qualcuno non li accetta ed espone un bimbo al pericolo, ci sono gli strumenti di legge per attuare i diritti dei bambini".