Accadde nel Risorgimento, cui concorsero mazziniani, democratici, liberali e monarchici, accadde con la Resistenza e la Costituente, mirabile sintesi tra la visione cristiana, liberale e socialista della società, accadde negli anni del Boom e poi in quelli tragici della lotta al terrorismo, accadde, ed accade ancora, nel grandioso progetto di costruzione di un’Europa unita, democratica e protagonista sullo scenario internazionale.
Se c’è una costante nella storia patria, è proprio quella di riuscire, nei momenti più critici, a raccogliere le migliori energie della nazione, di convogliare in una comunione di intenti di rara efficacia le più diverse e a volte contrapposte visioni del bene comune della nostra comunità.


L’Italia unita, il nuovo stato che nasceva ufficialmente il 17 marzo 1861 non fu, né poteva essere, la concretizzazione di un progetto pianificato a tavolino, ma all’opposto, la faticosa opera di tessitura di uomini sagaci, che seppero cogliere dagli eventi le opportunità propizie, volgendole a strumento dei propri disegni; uomini che riuscirono a superare le diversità di prospettiva sul come lo stato che andavano a costruire avrebbe dovuto essere, perché la priorità era che quello stato intanto vedesse la luce, si irrobustisse e quindi crescesse libero dal giogo straniero che aveva oppressa la nazione per secoli.
Erano, quei protagonisti del Risorgimento, Cavour, Garibaldi, Mazzini, Vittorio Emanuele II su tutti, sorretti da una grande forza ideale, dalla consapevolezza della necessità storica e dell’indifferibilità della missione che andavano a compiere, e per essa, in nome del superiore interesse della nazione, superarono le loro divergenze ideologiche e politiche.
Non furono soli: la migliore gioventù italiana della seconda metà dell’Ottocento s’immolò per la causa della libertà e dell'indipendenza nazionale, e merita ancora oggi per questo la nostra riconoscenza.
Era quella una generazione di giovani piena di passione, di uomini con storie e provenienze diverse, che però si trovarono a combattere per una stessa bandiera, disposti a rischiare la loro stessa vita per costruire quell'Italia che muoveva fortemente il loro animo.
Tra i mille garibaldini che salparono da Quarto il 5 maggio 1860 c’erano proprietari terrieri e ciabattini, avvocati e garzoni, medici e bottegai, deputati e panettieri, così divisi dalle classi sociali, dall’istruzione e dalle condizioni economiche, eppure così uniti da un comune ideale.


E’ altresì interessante rimarcare che la stragrande maggioranza dei Mille proveniva dal Nord-Italia e che la sola provincia di Bergamo diede alla spedizione ben un quinto dei volontari, a testimonianza di quanto fosse avvertita ed ardente, anche in quelle terre, la necessità di unire tutta la Penisola.
Per quanto esaltante e glorioso sia stata la pagina eroica del Risorgimento, non si può negare che, tuttavia, alcune delle scelte compiute nell’edificare il nuovo stato non siano state le più coerenti con le condizioni di forte differenziazione in cui si trovava il Paese, e con la stessa cultura della classe dirigente liberale che pure tali scelte propugnò.
Probabilmente il rigido accentramento con il quale si cercò di preservare, nella prima delicata fase del suo sviluppo, il neo costituito stato unitario da ogni spinta centrifuga che ne minasse le basi finì per rallentare lo sviluppo dell’autogoverno locale e dell’autonomia delle relative comunità.
E tuttavia, come ha autorevolmente osservato qualche giorno fa il Presidente Napolitano, “siamo impegnati da tempo in uno sforzo molteplice per superare il vizio d'origine del centralismo che caratterizzò la nascita dello Stato italiano sulle orme dello Stato piemontese.
La strada è stata segnata dalla Costituzione repubblicana, che ha legato, in un articolo fondamentale - il quinto - l'unità e l'indissolubilità della Repubblica alla promozione e valorizzazione delle autonomie regionali e locali”.


Se dunque l’Unità nazionale avrebbe forse potuto più proficuamente assumere altre forme, è indubbio che essa dovesse essere realizzata per consentire al nostro popolo quella crescita e quel progresso spirituale, materiale ed ideale che solo una nazione grande, forte e coesa può raggiungere.
“Senza Risorgimento, senza Stato nazionale unitario l'Italia sarebbe rimasta, se non una semplice «espressione geografica», – come ha detto il Capo dello Stato – una pura entità ideale nel ricordo di un lontano glorioso passato e nel richiamo a una sua identità linguistica e culturale.
La frammentazione e la dipendenza da Stati stranieri ci avrebbero condannato all'impotenza.
Grazie all'Unità, l'Italia è entrata nella modernità, ha preso il suo posto nell'Europa, e dopo l'aberrazione del fascismo e la tragedia della guerra ha partecipato alla costruzione della nuova Europa comunitaria.
L'unità nazionale nella ricchezza del suo pluralismo e delle sue autonomie, e l'unità europea, con queste stesse caratteristiche, sono oggi leve insostituibili per far sì che l'Italia assolva il proprio ruolo in un mondo globalizzato”.
 

Se volgiamo lo sguardo indietro a quello che era la realtà italiana preunitaria, un coacervo di staterelli ininfluenti sul piano politico, esposto ai giochi di potere delle potenze europee, largamente arretrato in vasta parte del suo territorio e privo di futuro, possiamo avere piena e chiara coscienza di quel che ha significato l’Unità.
I nostri predecessori hanno costruito un Paese forte e libero, una democrazia che ha saputo affermarsi e radicarsi scongiurando le derive autoritarie e le pulsioni terroristiche, una nazione prospera a cui tutto il mondo guarda con ammirazione per la leadership riconosciuta in molti settori.
Di questa nostra Repubblica le forze armate, che qui troviamo schierate e che colgo l’occasione di ringraziare per il quotidiano impegno, sono l’insostituibile presidio a garanzia delle istituzioni democratiche e della pace.
A noi, e ai giovani cui consegneremo l’Italia, il dovere di essere degni, con il lavoro e con l’impegno quotidiano in tutti i campi, di tutti coloro che hanno reso grande e glorioso questo Paese.
Viva l’Italia, viva l’Italia unita!