Bologna, 25 marzo 2011 - «RICORDARE il pontificato di Giovanni Paolo II? Il problema è selezionare i ricordi». Dietro una discrezione signorile e carismatica, Joaquín Navarro-Valls nasconde una impressionante vividezza di memoria: «Quel settembre del 1997, il Congresso eucaristico nazionale di Bologna e quel concerto di Bob Dylan che il Santo Padre seguì con attenzione estrema, credo più di chiunque altro delle migliaia di spettatori».

MEDICO e giornalista, ma soprattutto direttore per 22 anni (dal 1984 al 2006) della sala stampa della Santa Sede, Navarro-Valls è stato ospite ieri sera del Circolo della caccia, ‘A passo d’uomo’ è il suo libro che raccoglie «ricordi, incontri e riflessioni tra storia e attualità», a partire da «quell’ultimo drammatico momento, quando toccò a me — racconta lo spagnolo — comunicare al mondo la morte del Pontefice. Un giornalista mi fece notare che c’erano più di 6.000 accreditati, più delle Olimpiadi».

POI, tornando a Bologna, rievoca la eloquenza di quelle foto scattate al Caab che fecero il giro del pianeta e apprezza «molto bene la cordialità e l’apertura di questa città che va visitata di tanto in tanto», capace di racchiudere in un unico fotogramma un gigante della storia e della fede con un simbolo della musica popolare. «Il Papa era felice in quei giorni, e si chiedeva con partecipazione estrema come far arrivare l’insegnamento da quella grande manifestazione ecclesiale». Giovanni Paolo II, nell’imminenza della beatificazione, emerge nelle parole del suo addetto stampa come un «ottimista che continuamente si sforzava di sostenere questo impulso con la domanda basica dell’essere umano, la ricerca di Dio e della completezza di vita».