Bologna, 6 aprile 2011 - In cinque sono finiti in carcere, altri 10, da oggi, sono obbligati a rimanere nella loro provincia di residenza o a non mettere piu’ piede a Bologna. Sono le misure ordinate dal gip di Bologna Andrea Scarpa per ‘fermare’ gli attivisti anarchici frequentatori del circolo “Fuoriluogo”, protagonisti di azioni violente, vandalismi e danneggiamenti compiuti in citta’ negli ultimi tre anni.

Controllati, monitorati, fotografati e ascoltati costantemente (con intercettazioni ambientali e telefoniche) dagli investigatori della Digos da quasi due anni, gli attivisti di Fuoriluogo operavano come un’associazione per delinquere aggravata dalla finalita’ di terrorismo, in cui si inscrivevano i tanti singoli fatti delittuosi (che a ritroso arrivano fino al 2006). E’ questo l’impianto accusatorio del pm Morena Plazzi, a conclusione di una complessa indagine partita nel 2009.

Oggi, oltre alle misure, sono scattate oltre 60 perquisizioni in tutta Italia e i locali del circolo Fuoriluogo in via San Vitale 80 a Bologna sono stati posti sotto sequestro.


Le misure sono per l’accusa associativa; quanto ai singoli episodi che e’ stato possibile attribuire a persone specifiche, nel tempo sono stati trattati singolarmente dagli inquirenti: per ognuno e’ stato avviato un procedimento e alcuni di questi sono anche conclusi. Gli episodi piu’ ‘eclatanti’ (come le bombe a due agenzie interinali del maggio 2007 o gli attentati esplosivi contro filiali Unicredit tra 2008 e 2009) sono rimasti per ora senza colpevoli. Sono invece attribuiti agli attivisti di Fuoriluogo ripetuti episodi di danneggiamenti a banche, il raid incendiario di via San Donato del luglio scorso e varie manifestazioni sfociate in episodi di violenza. C’e’ anche il rovesciamento del banchetto della Lega nord del marzo 2009.

I cinque promotori dell’associazione, che sono finiti in carcere, sono quasi tutti nomi gia’ noti per essere stati arrestati o coinvolti in precedenti inchieste sul mondo anarchico. La ‘decana’ del gruppo e’ la bolognese 55enne Stefania Carolei; c’e’ poi Roman Nikusor, il 31enne rumeno protagonista di tante ‘azioni’ compiute dai Fuoriluogo in citta’ (tra cui l’assedio alle Due torri quando Niku e un altro si barricarono per tre ore in cima); altro nome molto noto e’ quello di Robert Ferro, bolzanino di 25 anni; in carcere anche Annamaria Pistolesi, bolognese di 36 anni e Martino Trevisan, 25 anni di Bressanone.
 

L’obiettivo delle misure era impedire che l’associazione continuasse la propria attivita’ (che andava avanti sia attraverso incontri e riunioni in via San Vitale che tramite la diffusione di una rivista mensile clandestina “Invece”). Per questo, al di la’ dei cinque promotori per cui e’ stato chiesto (e ottenuto) il carcere, per gli altri il pm Plazzi ha chiesto obblighi di dimora nei Comuni di residenza (per chi e’ di fuori) e divieto di dimora a Bologna (per i bolognesi o i residenti). Il pm aveva chiesto questo tipo di misura per 17 persone; il gip l’ha concessa per sette. Hanno l’obbligo di dimora Sirio Manfrini (26enne di Rovereto); Roberto Nadalini (32enne di Modena); Francesco Magnani (23enne di Ferrara, accusato anche del raid all’Eni) e Maddalena Calore (24enne di Ferrara).
Divieto di dimora sotto le Due torri, invece, per Stella Paola Molina (trentina 25enne) e Giuseppe Valerio Caprioli (potentino di 27 anni), entrambi residenti a Bologna e per il 21enne bolognese Simone Ballerini. Perquisizioni, in giro per l’Italia, nei confronti di tutti gli indagati (sono 27) e di altri attivisti anarchici che erano in contatto con Fuoriluogo.

I piani e le azioni violente compiute dagli anarchici del circolo Fuoriluogo negli ultimi tre anni a Bologna erano finalizzate a “turbare e mettere in pericolo l’ordine e la sicurezza pubblica”. Dal ‘covo’ di via San Vitale 80, gli attivisti del Fuoriluogo intervenivano “con violente campagne di lotta in diverse conflittualita’ politiche locali e nazionali” e “propugnavano, attraverso le molteplici azioni delittuose commesse, una generalizzata rivolta contro lo Stato e i suoi strumenti di repressione”.

Cosi’ il procuratore capo Roberto Alfonso, durante la conferenza stampa sull’operazione scattata oggi contro il gruppo anarchico ‘bolognese’, spiega la scelta della Procura di contestare agli anarchici indagati l’aggravante della finalita’ eversiva dell’ordine democratico (che si somma al reato di associazione per delinquere finalizzata al compimento di vari reati, tra cui danneggiamenti aggravati, lesioni, resistenza a pubblico ufficiale, occupazioni).
L’impianto accusatorio messo nero su bianco dal pm Morena Plazzi e’ stato accolto in pieno dal gip Andrea Scarpa, che nell’ordinanza ritiene “superato il livello di legittima critica politica e di lotte per ideali”: le azioni di Fuoriluogo, per il gip, sono sfociate su un “livello di battaglia, con ripetuto e ponderato uso delle forza”.
L’associazione per delinquere individuata da Procura e Digos si serviva di vari mezzi: in primis ci sono gli incontri nel circolo anarchico in via San Vitale, da oggi sotto sequestro.
Durante queste riunioni, spiegano gli inquirenti che da due anni li ascoltavano in diretta con le intercettazioni, si facevano per organizzare e pianificare manifestazioni non autorizzate, ma anche altre azioni violente poi messe in atto dagli attivisti.