Bologna, 6 aprile 2011 - L’ORRORE. Puro, purissimo: «Nemmeno con la più fervida immaginazione avrei potuto pensare a come è stata ridotta mia figlia». Sospira: «Non pensavo che esistesse, a questo mondo, una ferocia simile. Non credevo di poter vedere quello che ho visto». La madre di Camilla Auciello, la 35enne uccisa dal compagno a martellate e colpi di forbice sabato mattina a Baricella, è arrivata in città da Bari.

Alla Medicina legale di Bologna, ieri, lo straziante rito del riconoscimento: «In tanti anni che faccio questo mestiere non avevo mai visto un corpo straziato in questo modo», è sconvolta anche Monica Nassisi, l’avvocato della famiglia Auciello. Grondano disperazione i familiari di Camilla: «Ce l’ha ammazzata». Lui, l’assassino, è Claudio Bertazzoli, il carabiniere 44enne in servizio alla caserma di via Agucchi: con Camilla conviveva da quattro anni, ma da alcune settimane lei aveva deciso di troncare la relazione. Ieri, a Ravenna, si è tenuto l’interrogatorio di convalida dell’arresto davanti al gip Monica Galassi: la misura della custodia cautelare in carcere per omicidio volontario è stata confermata e l’uomo è tornato nel carcere militare di Santa Maria Capua a Vetere. In piazza Trento e Trieste, intanto, verranno trasmessi tutti gli atti relativi alla vicenda da parte della procura di Ravenna. Il pubblico ministero Maria Gabriella Tavano coordina le indagini.

LO STRAZIO del riconoscimento, per la famiglia Auciello. Chiaro. Ma anche la rabbia: «Non ci resta che prendere atto di questa situazione tremenda — denuncia l’avvocato Nassisi —. Le dichiarazioni della famiglia dell’assassino ci lasciano basiti: invece di chiedere scusa e rendersi conto della gravità di quel che è successo, i familiari di Bertazzoli diramano notizie false sia sulla ragazza sia sulla storia». Il riferimento è alla frase, riferita dal padre di Claudio Bertazzoli, Rodolfo, sulla piccola figlia della coppia, Alessia: «Ho due papà». Nassisi non crede a quella frase, pur tenuta in conto dalla pm Cristina D’Aniello: «La bimba non può averlo detto, Camilla non aveva compagni — dice il legale della vittima —. Davanti a situazione così grave, è ingiustificabile cercare di buttare tanto fango. Aggiunge soltanto orrore e vergogna». Va infatti registrato come davanti al magistrato Bertazzoli avesse detto che non sapeva che la compagna avesse una relazione con un altro uomo.

«E INFATTI non l’aveva — spiega Nassisi —. Camilla e Claudio convivevano da quattro anni, ma da un mesetto lei aveva deciso di troncare la relazione. Vivevano insieme e, nonostante la scelta di separarsi (anche se non erano sposati, ndr) avevano passato momenti molto sereni». Fino al tracollo dell’altro giorno: «Che qualcosa fosse cambiato lo sapevamo», denuncia Auciello. Motivo: «Da martedì scorso, la madre di Camilla riceveva insistenti telefonate di Claudio». Facile intuire l’argomento delle chiamate: «Diceva che Camilla avrebbe dovuto fare quello che voleva lui, altrimenti lui le avrebbe fatto togliere la bambina. Voleva che lei se ne andasse di casa senza chiedere o pretendere nulla più di quanto lui potesse darle. Punto». Ma quella bella cascina in via Savena Vecchia, quella bella casa immersa nella campagna, Camilla la sentiva anche casa sua: «L’avevano comprata insieme e, anche se l’abitazione era intestata a Bertazzoli, la mia assistita aveva contribuito economicamente all’acquisto».

ADESSO la questione si riverbera sulla battaglia legale per l’affidamento della piccola Alessia, due anni e mezzo: «Siamo nella situazione assurda in cui la bimba si trova dai nonni paterni e dalla zia che, peraltro, non hanno nemmeno avuto il buon gusto o l’umanità di contattare la nonna materna che ieri ha dovuto affrontare il riconoscimento del cadavere della figlia. Nulla può giustificare questo delitto, che secondo noi è efferato e premeditato: sia il martello sia le forbici non si trovavano nell’abitazione della coppia. Bertazzoli aveva pianificato tutto». Questi, e altri elementi (come le lettere dei legali che i conviventi si erano scambiati), sono già all’attenzione del pm Tavano: «Ma sia chiaro che in questa vicenda le vittime sono due: Camilla e la piccola Alessia, che non vedrà mai più la sua mamma — chiude Nassisi —. Camilla era soltanto stanca delle angherie di Claudio, mai avrebbe negato alla piccola la possibilità di vedere il padre. Ecco perché ora faremo azioni per avere in affidamento la bambina». Ieri il legale ha già fatto un incontro preliminare al Tribunale dei minori per presentare istanza formale per la custodia di Alessia.