Bologna, 14 aprile 2011 - AUMENTO, netto. Più immigrati sul territorio bolognese: le stime schizzate appena martedì dal governatore Vasco Errani e dal responsabile della Protezione civile regionale Demetrio Egidi sono già state stracciate. Si doveva partire con 120 stranieri sbarcati in provincia, siamo già a quota 173. Arriveranno domani, probabilmente nella notte, al più tardi sabato mattina. Alcuni con un volo charter, altri in treno. Ma arrivano, eccome. E le istituzioni varano il piano per l’emergenza immigrati in fuga dal Nord Africa: su Bologna le strutture per i 70 tra tunisini e libici attesi sono Villa Aldini sul Colle dell’Osservanza, Villa Pallavicini della Caritas, la struttura dei Poveri Vergognosi di via del Milliario a Santa Viola, l’Opera Marella di San Donato, ma anche i Prati di Caprara. «La variazione numerica degli arrivi ci porta a dovere organizzare anche la caserma — spiega il commissario Anna Maria Cancellieri —. C’è una struttura già pronta, nell’edificio, che potrebbe accogliere fino a 30 stranieri. Ma non di più». Perché il nodo, sui Prati di Caprara, è proprio questo: da una parte la Protezione civile, che immaginava un centro con disponibilità anche di 500 posti; d’altro canto il commissario e i politici (Errani in testa) non vogliono ghetti e hanno bocciato il maxi campo.
 

I NUMERI, di nuovo. Arrivano 173 immigrati, 70 solo a Bologna. Gli altri invece verranno sparsi sull’intero territorio provinciale. Dove? Ieri pomeriggio in via Finelli, in Provincia, primo incontro per il tavolo tecnico di coordinamento per l’accoglienza dei nordafricani con l’assessore provinciale alla protezione civile Emanuele Burgin e i rappresentanti dei sette distretti (Comune di Bologna, Pianura est, Pianura ovest, Imolese, San Lazzaro di Savena, Casalecchio di Reno e Porretta Terme). Il nucleo operativo dovrà indicare, entro domani (quando in Regione verrà stilato il piano completo), le strutture individuate, il numero e la tipologia (famiglie, singoli, donne) di persone che è possibile accogliere in ciascun distretto.
La distribuzione numerica sul territorio rimane proporzionale al numero di residenti nel distretto: saranno accolti solo i cittadini appartenenti ai Paesi del Nord Africa in possesso dei requisiti per l’ottenimento del permesso di soggiorno per motivi umanitari. «L’obiettivo — sottolinea Burgin — è quello di non creare dei lager, ma di individuare strutture, anche appartamenti, in grado di accogliere al massimo 10/15 persone».
 

APPARTAMENTI, ecco la svolta: come deciso a Modena, anche in provincia di Bologna si cercheranno «immobili pubblici sfitti, ma si tratta di numeri piccoli, un appartamento o al massimo due per Comune — aggiunge Burgin —, dove sia possibile collocare gli stranieri in condizioni umane. Siamo ancora nella fase del censimento, però. I siti saranno molti e sparpagliati in tutto il territorio. Ora a livello distrettuale i singoli sindaci si parleranno e procederanno alla ricognizione finale». Certo l’impiego di quindici strutture ecclesiastiche o di associazioni religiose e di sette centri ad hoc. «Ci sono stabili di varie dimensioni e tipologie — sottolinea Burgin —. Non tutte verranno però utilizzate subito: questa emergenza può durare molto tempo».
 

LA VERA incognita (che sta creando anche rallentamenti nell’individuazione dei siti e ha mandato in tilt molti Comuni) riguarda le spese da sostenere per la gestione degli stranieri. Un milione di euro disponibile per un mese, il plafond che la Regione mette a disposizione. Ma poi? «Il tema del riconoscimento economico esiste, ci sono anche privati che possono intervenire, hanno manifestato la loro disponibilità. Ma servono soldi — chiude Burgin —. L’ultimo nodo riguarda la gestione amministrativa». L’Urp del Comune, per ora, non farà da collettore degli arrivi, ha dichiarato ieri Palazzo d’Accursio in una nota.
 

Maggiori approfondimenti nel Carlino in edicola