Bologna, 20 aprile 2011 - LO SFREGIO sul volto è lì, a ricordargli per sempre quel terribile giorno. Così come l’indebolimento permanente dell’udito, stimato intorno al 25%. Ora Andrea P., tifoso bolognese di 49 anni, meccanico, ha deciso di trascinare in tribunale lo Stato, cioè il ministero degli Interni, e chiedergli i danni. Rimase ferito allo stadio il 18 giugno 2005, durante intemperanze degli ultras, di cui lui stesso fu protagonista. È a processo per quei fatti. E ne risponderà. Ma chiede di essere risarcito per i danni causati, a suo dire, da un errore di un poliziotto che gli sparò in faccia un lacrimogeno. Domani inizierà il processo in sede civile in cui Andrea è l’‘accusa’, nelle prossime settimane quello in sede penale in cui è imputato insieme ad altri. 

Ma torniamo al 18 giugno 2005, allo spareggio per restare in A Bologna-Parma, che sancisce la retrocessione dei rossoblù, sconfitti 2-0. In curva Andrea Costa verso la fine della partita succede di tutto: gli ultras di casa lanciano bottiglie e oggetti sulla pista d’atletica, colpiscono con i bastoni la balaustra di vetro per frantumarla e invadere il campo. Andrea è vicino a un buco della vetrata e brandisce l’asta di una bandiera, quando viene colpito in faccia da un lacrimogeno sparato da un poliziotto del contingente che svolge il servizio d’ordine. La prassi prevede di sparare il candelotto verso terra. Invece l’agente, come si vede in un filmato, infila lo sparalacrimogeni nel buco della vetrata e spara ad altezza d’uomo, colpendo Andrea. 

L’ULTRÀ, che in passato fece parte dei Mods, resta gravemente ferito. Andrea P., tramite il suo legale Gabriele Bordoni, presentò denuncia in Procura, ma il fascicolo è stato archiviato perché i pm non sono riusciti a individuare l’autore del lancio del lacrimogeno. Al Dall’Ara c’erano 4 squadre del Reparto mobile, di cui tre di Padova, ma il nome non è mai saltato fuori, perché tutti i poliziotti sentiti dai magistrati hanno detto di non aver visto chi sparò. Di qui l’archiviazione disposta dal gip. E la successiva causa civile, per un risarcimento di almeno 100mila euro. «Il reato a carico del poliziotto ormai è prescritto, dunque mi aspetterei che qualcuno che porta la divisa e ha rispetto per l’Istituzione facesse un passo avanti. Sarebbe un gesto di grande dignità», dice Bordoni.